"I nostri amici che vivono nei comuni alle pendici del Monte Amiata fino ai confini col Lazio, hanno trovato il modo di non mandare in rovina comparto economico delle pelletterie della zona dall'aggressione cinese nel modo più semplice: le amministrazioni comunali hanno fatto il loro dovere limitando al massimo la concessione di licenze e operando continui controlli, mentre le associazioni di categoria in maniera compatta non hanno fatto entrare le imprese orientali nel giro del lavoro che ruota intorno alla lavorazione delle pelli in maniera tale che in poco tempo i primi cinesi, che si sarebbero rivelati avanguardie di ben più folte schiere, se sono andati. Mi chiedo, in quanti a Prato devono recitare il "mea culpa"?
Non era poi così difficile evitare di diventare la terza città d'Europa per presenza cinese, e qualcuno ha il coraggio di raccontarlo ai residenti di Via Pistoiese, Via Filzi e tante, tante altre zone di Prato?"
Matteo Cocci - consigliere An -
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