lunedì 31 agosto 2009

"La mia Jamaica"

Prato non è esattamente Siena o Firenze, Prato si è allargata a proprio comodo, senza uno straccio di regola, si è presa il suo posto nella piana con raro disordine, si è allargata per quanto possibile in tutta questa enorme metropoli che da Firenze va verso Pistoia, fatta di un gran casino di edifici, case e palazzine, di stili e gusti diversi, alcuni veramente brutti, in mezzo ai quali improvvisamente trovi i centri storici come dei piccoli mondi a parte.

Prato no, non la vendi come città d’arte, essì che di cose ne ha eccome. Sto cercando di spiegare la geografia del luogo all’amica giamaicana di mio cognato, in arrivo dagli States dove ormai vive, che ospiterò per qualche giorno. La sto portando da Prato a casa mia, a Montale, a cavallo tra le due province di Pistoia e Prato, quest’ultima minuscola, voluta per forza, perché noi toscani amiamo molto dividerci e distinguerci gli uni dagli altri, essere rivali ed in perenne polemica e darsi soprannomi dall’ironia spietata, farsi la guerra a parole.

Montale è un'altra cittadina che non potrebbe mai spacciarsi per un borgo medievale. E’ fornita di chiese antiche come ogni città italiana, ha le sue ville e castelli, ma non la puoi paragonare a Montepulciano. Il mio affetto per lei è proprio quello di una figlia.
Lungo la strada Bree mi dice che trova tutto molto bello, ma quanto è distante casa tua, mi chiede. Rispondo pochi chilometri, ribatte che non si fa un’idea della distanza se non le dico quanto tempo si impiega e io mi accorgo che la domanda è assai difficile, perché dipende dal traffico, perché la mattina ci metto più di mezz’ora, quando va bene, per coprire l’invidiabile distanza di quindici chilometri. Taglio corto e rispondo, venti minuti.
Scopro con sorpresa che, per uno viene dagli States, abito lontana dal mio posto di lavoro, ero convinta che l’America fosse il paese delle grandi distanze e dei pendolari dei sobborghi. In realtà molti trascorrono le loro vite in tre o quattro isolati, soprattutto gli studenti.

Chiacchieriamo volentieri e penso a tutta la ruggine che ho lasciato ammassare sul mio inglese per anni, e vorrei essere corretta e precisa, ma ogni tanto mi scappa una “s” di troppo o mi inalbero in improbabili giri di parole per arrivare ad un’altra parola che non ricordo. Pazienza. Almeno quando parlo inglese non aspiro le “c”.

Mentre mi sforzo di sembrare oxfordiana lei esclama: Wow! E mi indica le colline sopra Montale e Montemurlo, quasi tutte verdi ora che l’inverno è alle spalle, “just like Jamaica”, dice, e io veramente non mi capacito, comincio a pensare che questa figliola abbia qualche venerdì in meno. Insomma arriviamo e mi spiega che le mie colline, quelle lì verdi (io cerco sempre colline quando vado via di qui, è come se avessi bisogno di quel qualcosa che mi protegge, non sopporto i paesaggi piatti), con i gruppuscoli di case, gli edifici isolati e rurali, sono simili a quelle che vede lei a casa sua. E a questo punto sono io che dico, Wow, e penso anche, tiè! da buona toscana, ai più altezzosi fiorentini, ai più nobili pistoiesi, a quelli delle grandi città che se la tirano. Qui Giamaica, a voi la linea.

Lisa Taiti, Prato

Morganti & l'Assessorato

Ho letto di un ultimatum di Morganti (Lega) a Cenni.
Ho letto che l'On. Mazzoni (Pdl) oggi parla che Morganti non ha lanciato alcun ultimatum e che Cenni può lavorare tranquillo.
Oltre a non comprendere perchè il Segretario della Pdl (Mazzoni) debba difendere o reinterpretare le parole del Segretario della Lega (Morganti) che oltre a dire che lo stesso Mazzoni aveva fatto bene a criticare Cenni sulla nomina del Pecci, ritengo fuoriluogo attaccare anche Cenni sul mancato coinvolgimento in giunta della Lega, con richiami espressi all'UDC e al Caverni, tornando poi sulla vicenda della fiera (sempre con tono critico).

Morganti dovrebbe considerare che Cenni ha sempre sostenuto la sua libertà dalle logiche a cui il segretario leghista fa riferimento, preferendo i suoi uomini con criteri che vanno oltre il matematico calcolo delle percentuali. Come si spiegherebbe altrimenti la nomina dell'assessore Milone che con la propria lista che non è riuscita neppure a raggiungere il quorum per entrare in Consiglio Comunale.

Credo che sia opportuna maggiore serenità ed evitare una sterile e infruttuosa polemica.
Francesco Querci (segretario comunale Udc)



LA CITTA’ MARXISTA

riceviamo e pubblichiamo:

Giro per le città pre-marxiste della mia regione, la Toscana.
Attraverso il centro di Siena, scopro la città medioevale con le sue meraviglie, una trama splendida, ricca di immagini, di visioni che si aprono all’improvviso. E’ un’esperienza straordinaria.
Entro in Firenze, nella città del Rinascimento, dalla piazza della Signoria arrivo ai lungarni e resto colpito dalla magnificenza e dallo splendore di spazi e di edifici ineguagliabili.
Mi reco nel centro di Pisa e di Volterra, di Pistoia e di Pescia, di Lucca e di Pietrasanta, vado in altre città della toscana e dovunque la parte più antica mi appare eccezionale. Mi spingo un po’ all’esterno della parte più antica, percorro strade costruite nei secoli successivi, fino a ritrovarmi nelle città dell’ ‘800 e continuo a stupirmi per le proporzioni e l’armonia da esse espresse. A Firenze trovo grandi viali alberati, salgo per il viale Michelangiolo e arrivo al piazzale, tutti spazi strepitosi. Mi sposto in altre città, a Montecatini, a Viareggio, e anche qui la città dell’ ‘800 è elegante e ben strutturata, con ampi viali, grandi parchi, fascinose viste prospettiche. Ad Arezzo, che è la mia città, c’è la piazza ottocentesca con le quattro strade che segna con chiarezza ed efficacia la nuova struttura urbana in funzione della sopraggiunta ferrovia.
Ai margini delle sistemazioni ottocentesche, entrando nella parte costruita nei primi decenni del ‘900, trovo ancora una città di qualità. A Firenze, la piazza della Stazione mi appare uno spazio perfetto. Continuando a girare per la toscana, gli interventi degli anni ’30 di Livorno, o il viale tra il centro e la stazione di Prato, il viale lungomare della Versilia, i “giardinetti” di Arezzo che avvolgono il centro storico, pur aggrediti da interventi di anni recenti, si presentano ancora come felici pezzi di città, strutture urbane equilibrate ed armoniose.
Ugualmente, se esco dalla toscana e mi reco in altri luoghi, da Bergamo a Torino, dall’EUR a Latina, dovunque mi compaiono eccellenti parti urbane realizzate nei primi quarant’anni del secolo scorso, siano esse caratterizzate dall’architettura liberty o da quella umbertina, dallo stile novecento o da quello littorio.
Adesso, mi spingo ancora un po’ verso l’esterno ed arrivo nella città costruita dopo il 1945. Mi accorgo subito di essere entrato bruscamente in un luogo diverso, in una città alternativa rispetto a quella percorsa fino ad allora, una città desolata, composta da successioni di casermoni uniformi e squallidi.
Sono entrato nella città marxista.
Per spiegare questa aggettivazione occorre ragguagliare il lettore che negli anni ‘20, Stalin incaricò un gruppo di architetti guidati da Ernst May, di teorizzare la città proletaria derivante dai principi del collettivismo e contrapposta a quella borghese. La teoria si materializzò in un modello di città composta da grossi contenitori dove assemblare la popolazione in spazi strettamente essenziali. Blocchi geometrici a stecche ripetute per rappresentare l’egualitarismo, con le forme irrigidite della prefabbricazione pesante secondo il mito dell’economia di scala, prive di negozi individuali per il rigetto del sistema di mercato, senza alcuna concessione all’estetica considerata pregiudizio borghese, senza elementi di identificazione secondo l’ideologia del collettivismo.
Questi principi furono rigorosamente applicati nei nuovi quartieri dell’Unione Sovietica e dei paesi satelliti.
Ad applicare questi principi in Italia ha provveduto una lobby di urbanisti che, omologatasi al PCI nel primo dopoguerra quando spirava forte il vento dell’ideologia marxista, nell’insipienza delle altre parti politiche, ha preso il potere di questo settore nelle università, nelle istituzioni culturali, nell’editoria, nei rapporti con lo Stato e con gli Enti locali, e da allora ha dominato in modo totalizzante nella teoria e ha avuto il monopolio nella prassi dell’urbanistica a tutti i livelli, nazionale, regionale e comunale.
Così, attraverso i Piani Regolatori e le relative Norme di Attuazione comunali, totalmente gestiti dall’urbanistica dominante, sono stati imposti in Italia i principi del collettivismo, con qualche attenuazione e digressione dovute alle resistenze della realtà economica e sociale, determinando comunque gli squallidi e desolanti risultati delle parti urbane costruite dopo il 1945.
Il modello marxista è stato, invece, rigorosamente applicato nei “Villaggi Popolari”, dove gli urbanisti della sinistra hanno potuto gestire, senza inframmettenze, l’intero processo costruttivo, dalla struttura urbanistica al progetto edilizio, determinando i risultati più infami. Di essi, valga per tutti richiamare lo ZEN di Palermo, progettato da uno dei loro più famosi campioni.
Pier Lodovico Rupi

LA RISPOSTA (riceviamo e pubblichiamo)

Non sarà che la CITTA' MARXISTA evocata dall' autore del saggio breve "La città marxista", è la CITTA' DEL CAPITALE ? a livello economico finanziario, sicuramente. sul piano culturale, disciplinare, anche formale, è vero che l' UNIONE SOVIETICA a metà degli anni venti accetta il modello economico-energetico occidentale, ma la questione è complessissima : c'è una città socialista basata sulla gratuità degli alloggi, sui servizi alle persone ecc. che ha poco a che spartire con la città occidentale, almeno sul piano delle intenzioni.

In ogni caso, pur dovendosi accettare la critica all' UNione sovietica per aver accettato il modello eurocentrico e capitalistico della città, vale a dire per non aver sviluppato una città altra, mi pare francamente un pò forzato descrivere il passaggio dalla città medioevale e rinascimentale e dalla città della prima industrializzazione (tutte fra loro molto diverse, seppure con alcune permanenze), alla metropoli informatico nucleare inceneritorista, come città marxista.

E' giusto semplificare la complessità, ma bisogna stare attenti a tagliare.

fabrizio bertini

Aurelio Donzella e gli ortaggi maledetti.


Su varie testate locali, è apparso un intervento del consigliere comunale Aurelio Donzella, dell'IdV, riguardo alla questione degli ortaggi coltivati, venduti e acquistati da cittadini cinesi che vivono e lavorano a Prato.
Donzella interviene prima di tutto per rivendicare la sua paternità nel denunciare quelle che in molti definiscono coltivazioni sospette. Le accuse sono molteplici e differenziate e riguardano l'uso di sementi che potrebbero essere geneticamente modificate oppure di piante che da noi non esistono (è un reato?), l'uso di acqua inquinata per le annaffiature e la vendita illegale nelle strade del Macrolotto 0.
Mi permetto di intervenire in quanto il consigliere dipietrista tira in ballo il nostro gruppo che in passato l'avrebbe accusato di razzismo in occasione della sua giusta denuncia.
Donzella sa bene che le leggi e gli strumenti per verificare l'esistenza dei reati da lui e da altri ipotizzati, ci sono tutti, grazie a leggi e a regolamenti aventi per obiettivo la salute dei cittadini, la legalità delle attività economiche e la protezione dell'ambiente.
Altrettanto bene dovrebbe sapere che suo compito non è fare il poliziotto ma contribuire al governo della città e, visto che fino a pochissimo tempo fa faceva parte della maggioranza che ha governato, se era tanto sicuro di questa illegalità etnica, poteva senz'altro fare qualcosa di più che lanciare denunce sul giornale o presentare degli inutili question time al suo assessore. Ma come si è visto bene dall'ultima campagna elettorale, molti politici, di vari schieramenti, utilizzano sistematicamente il sentimento anticinese e anzi lo alimentano con campagne denigratorie, spesso infamanti, altre volte semplicemente razziste, allo scopo di conquistare un facile e deteriore consenso e coprire le magagne della loro mancanza di idee e incapacità di operare di concerto con tutte le istituzioni preposte.
Comunque il vicesindaco e assessore all'ambiente Borchi ha fatto sapere che “appena sarà tornato dalle ferie” (è stato incaricato un mese fa ed ha già maturato le ferie!?), parlerà con la Asl per programmare dei controlli. Borchi farebbe bene anche a telefonare al suo predecessore per informarsi sui controlli che sono già stati effettuati e che mi risulta abbiano dato esiti negativi, fatta eccezione per la sacrosanta denuncia della Primavera di Prato, riguardante l'inquinamento delle acque proprio nelle zone degli “orti cinesi”.
Vorrei però che si ricordasse, che a S. Lucia, nella zona degli Abatoni, fino a un anno fa c'erano numerosi orti, coltivati da pratesi italiani, che si approvvigionavano dell'acqua bluastra e flautolenta della gora, senza che qualcuno se ne scandalizzasse. Tali orti sono stati sfrattati per far posto ad una feroce speculazione edilizia, marcata centrosinistra, che ha permesso l'edificazione di nuovi palazzi che hanno stravolto il paesaggio, deturpato la campagna e causato ai residenti un peggioramento delle qualità della vita.
Per concludere vorrei far notare al consigliere Donzella che ci definisce”sedicenti ambientalisti, autodenominatisi Municipio Verde”, che è abbastanza comune che un gruppo politico si autodenomini e si definisca da solo e non riceva il battesimo dall'alto. Anche l'ex giudice Di Pietro, quando si è inventato il pomposo nome di Italia dei Valori, avrà sicuramente creduto di essere portatore di valori che in politica gli altri non avevano. Pertanto, invece di prendersela con noi ecologisti o con i cinesi, faccia mente locale sul degrado ambientale che la sua parte politica ha contribuito a creare.
Riccardo Buonaiuti
di Municipio Verde

degrado dei giardini nella nostra città


Leggendo l'articolo pubblicato dalla Nazione Domenica 30 Agosto, relativo al degrado dei giardini nella nostra città, soprattutto nei giardini che ricadono nella Circoscrizione Centro (via Marx e via Sant'Orsola), sono a sottolineare che già durante la campagna elettorale che nell'immediatezza della mia elezione a Presidente della Commissione Verde attrezzato ho verificato di persona lo stato del verde pubblico, constatando zone molto estese di degrado.
Ho preso contatto immediatamente con i responsabili dell'ASM che hanno in gestione la manutenzione del verde pubblico ed abbiamo concordato verbalmente gli interventi del caso.
Rassicuro i cittadini che tornerò sull'argomento già dalla prima riunione in Circoscrizione e che prima di tutto tutelerò la sicurezza degli impianti.
Sappiate comunque che sarei grato ai cittadini che vorranno incontrarmi per elencarmi i problemi relativi al verde attrezzato, così da poter intervenire direttamente.
Il mio orario di ricevimento è il Lunedì dalle ore 17,00 alle ore 18,00 c/o i locali della Circoscrizione Centro, previa appuntamento telefonico.

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Giacomo Sbolgi
VicePresidente Circoscrizione Centro UDC (Prato)
Presidente II Commissione - Urbanistica - Ambiente - Verde Attrezzato

Lanfranco Nosi : orti e gli ortaggi cinesi

E' ciclico - ma visto il tema, direi di stagione - ritrovare sui giornali l'ennesima polemica sugli orti e gli ortaggi cinesi, e l'ennesima valanga di sciocchezze varie.
Come il vicesindaco Borchi che promette interventi immediati (quandi per il momento non si ha alcuna notizia in merito ai controlli effettuati dalla Forestale), o Aurelio Donzella dell'IDV che rivendica con forza di essere stato il primo a denunciare già l'anno scorso le "illegalità" e di essere stato per questo attaccato da un "sedicente gruppo di ambientalisti"... Guarda un po', Municipio Verde!
Tra i "sedicenti" ambientalisti c'era quindi anche il sottoscritto.
Mi vien da dire che all'attività del consigliere Donzella avrebbe fatto molto bene leggere con attenzione tutto il blog, anche quando denunciavamo, nel silenzio totale, lo stato di avanzamento dei lavori della biblioteca Lazzerini, piuttosto che le proposte sul ciclo dei rifiuti, invece che concentrarsi sulle critiche. Critiche che a tutt'oggi sono valide!
Perché continuare a concentrarsi sulle dimensioni degli ortaggi cinesi - quando giusto l'anno scorso lo stesso dottor Ricci dell'ASL invitava a fare commenti più prudenti, visto che particolari irregolarità non erano emerse nei controlli svolti - è l'ennesima concessione a chi sulla comunità cinese vuole scaricare la colpa di ogni male pratese.
Che per vedere ortaggi strani e sovradimensionati basta fare un giretto per il mercato di Ballarò, a Palermo, ed ammirare le lunghe "cucuzze" in bella mostra, o le melanzane mignon. O, ancora, chiedere a qualche curioso viaggiatore che dimensioni hanno i cetrioli in Grecia.
Senza dover tirare in ballo ogm o roba varia.
Ma si sa... L'erba del vicino - in questo caso l'orto - è sempre più verde. E se da una parte si inneggia alla filiera corta e agli orti sociali per i disoccupati, si fa di tutto per stroncare chi questa filiera, ben prima dei pratesi "doc", ha già tirato su.

Lanfranco Nosi

ginnastica "tai chi", che viene praticata nei giardini di Via Colombo



Apprendo dai quotidiani locali che la ginnastica "tai chi", che viene praticata nei giardini di Via Colombo la mattina da un gruppo molto folto di cittadini di nazionalità per lo più cinese è sgradita alla popolazione, perché crea disturbo alla normale convivenza civile in quanto troppo rumorosa.
Ho letto i vari interventi in merito, e dato che sono il Presidente della Commissione che si interessa appunto degli spazi verdi nella Circoscrizione Centro, ritengo opportuno dare anche il mio punto di vista.
Io parto dal concetto che ogni cittadino che abita nel nostro territorio (Italiano o extra-comunitario) abbia il sacrosanto diritto di usufruire degli spazi pubblici nel rispetto delle regole e della popolazione prospiciente.
A quanto apprendo dai quotidiani, quanto richiesto mi sembra una crociata anti cinese dal sapore totalmente demagogico, dettata dalla esclusiva voglia di escludere i cinesi in quanto tali.
Forse qualcuno ha fatto delle promesse in campagna elettorale e cerca ogni pretesto per attuarle, ma stiamo attenti ai mezzi che usiamo; i cittadini cinesi sono persone, come sono persone i cittadini italiani, non possono essere considerati abitanti di serie B, devono essere trattati nella stessa maniera che vengono trattati i nostri connazionali, questo è un principio fondamentale dettato dalla nostra Costituzione.
A questo punto se ci sono lamentele da parte di alcuni cittadini della zona, verifichiamo l'effettivo disturbo che crea questo gruppo di persone che liberamente e spontaneamente si riunisce per fare un po' di sport (cosa che credo abbia già fatto la Polizia Municipale con esiti del tutto positivi; cioè non avviene alcun azione di disturbo), poi se verrà accertato che già dalla prime ore del mattino (07,00), viene usata musica ad alto volume e si susseguono schiamazzi tali da recare disturbo alla quiete pubblica, allora e solo allora prendiamo provvedimenti del caso.
Inoltre visto che partecipano alle lezioni di ginnastica anche alcuni cittadini italiani, invece di attuare una politica repressiva, perché non farla diventare un'opportunità d'integrazione?
Lo Sport per sua natura unisce, non usiamolo per dividere.
Buona mi sembra comunque l'indicazione del presidente della Circoscrizione Centro, Massimo Taiti, e cioè di posticipare l'apertura alle ore 09,00, ma prima verifichiamo l'effettivo disturbo e poi agiamo.
Il Presidente comunque se ha ricevuto lamentele da parte di molti cittadini bene fa a prendere questo provvedimento, ma per il momento mi limiterei solo a questo.
Non credo proprio ci sia bisogno di un'ordinanza del Sindaco che vieti l'aggregazione di persone che svolgono liberamente un loro diritto sancito dalla Costituzione.
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Giacomo Sbolgi
UDC

"Nidi pubblici e tagli ai costi della politica"



La notizia che oltre trecento bambini non potranno usufruire del servizio nido non stupisce Renzo Bellandi, ex candidato a sindaco per Sinistra RossoVerde. "Le carenze strutturali e le liste di attesa sono note da tempo" dice Bellandi "tanto che già in campagna elettorale Sinistra RossoVerde proponeva interventi in proposito, per azzerare le liste di attesa. Il tema era stato oggetto anche del confronto con Massimo Carlesi, che aveva assicurato un impegno immediato, accogliendo la nostra ipotesi di utilizzare le risorse liberate dal taglio dei costi della politica per intervenire con la realizzazione di nuove strutture e garantire un servizio efficiente."
"Oggi ci chiediamo dove l'amministrazione intenda trovare le risorse che vorrebbe investire con i privati" - continua Bellandi - "visto che il sindaco, oltre ai dieci assessori, si è dotato una pletora di "consiglieri" e molto probabilmente, a settembre, inserirà altri due membri in giunta. Alla faccia delle promesse elettorali di ridurre i costi"

Staff Comunicazione
Sinistra RossoVerde

smaltimento dei rifiuti nel Centro Storico cittadino.

Apprendo molto positivamente la notizia del nuovo progetto che ha in mente l'Assessore Borchi per lo smaltimento dei rifiuti nel Centro Storico cittadino.
Ritengo che un sistema come quello dei cassonetti sotterranei, messo in atto sia dal Comune di Firenze, ma anche da parte di Comuni molto più piccoli (es. Seravezza), sia il giusto orientamento in cui dovremo indirizzarci per risolvere i problemi che crea anche la raccolta porta a porta.
E' giusto chiarire che la raccolta porta a porta sia stata efficiente per quanto riguarda la differenzazione di rifiuti, l'educazione allo smaltimento e all'eliminazione dei cassonetti dal Centro, ma è anche giusto dire che la stessa ha creato non pochi problemi ai residenti ed al decoro urbano all'interno delle mura, anche ieri sera vicino alla "Passerella", c'erano dei sacchi di rifiuti depositati sul marciapiede.
Ho ricevuto lamentele da molti residenti in Centro, da chi lamenta la mancanza di spazio tra le mura domestiche per collocare i rifiuti una settimana (plastica, carta e indifferenziata), a chi lamenta la mancanza di spazi esterni per depositare il contenitore dell'organico, creando specialmente nel periodo estivo un cattivo odore per tutta la casa.
Ci sono anche persone che per turni lavorativi non possano essere a casa nell'ora del passaggio degli addetti alla raccolta e chiaramente anche persone (soprattutto anziani) che si scordano di "scendere il rifiuto" nella sera prefissata.
La raccolta porta a porta così com'è lega fortemente la persona residente in Centro ad uno schema, cosa che dobbiamo assolutamente evitare nell'amministrare una città, dobbiamo cioè cercare il più possibile di agevolare la libertà delle singole persone, pertanto lodo la proposta del Vicesindaco Goffredo Borchi di cercare e trovare una soluzione alternativa.
D'altro canto, visto che la raccolta porta a porta è un'educazione della persona allo smaltimento del rifiuto, lancio una provocazione al Vicesindaco con delega all'Ambiente, perchè non introdurla obbligatoria almeno per gli esercizi commerciali di China town?

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Giacomo Sbolgi
VicePresidente Circoscrizione Centro UDC (Prato)
Presidente II Commissione - Urbanistica - Ambiente - Verde Attrezzato

lunedì 24 agosto 2009

sulla riforma sanitaria americana

Saluti dagli Stati Uniti. Mi trovo nel centro dello stato del Michigan, tre ore in auto a nord di Detroit. Nella tranquillita' di una cittadina americana di provincia scrivo due righe sperando che possano interessare.

L'argomento caldo per eccellenza e' la riforma federale dell'assistenza sanitaria. L'amministrazione Obama e' decisa ad introdurre l'assicurazione sanitaria obbligatoria per tutti cittadini.

Cio' significa costringere i circa 48 milioni di americani privi di qualsiasi forma di copertura sanitaria a sottoscrivere una polizza assicurativa obbligatoria. La riforma, se arrivera' in porto nella forma desiderata da Obama, introdurra' la scelta tra l'assicurazione pubblica gestita per conto del governo e le assicurazioni private. Allo stato attuale gli americani possono affidarsi unicamente al mercato delle assicurazioni mediche private che risulta costoso e selettivo. L'opzione pubblica sarebbe aperta potenzialmente a tutti i cittadini e prevederebbe prezzi piu' ragionevoli o calmierati, insieme ad un aumento della spesa pubblica. Si parla di un trilione di dollari di investimento in dieci anni.

Gli unici esempi di copertura sanitaria quasi universale negli Stati Uniti sono il programma in vigore nello Stato del Massachusetts ed il programma "Healty San Francisco" della citta' di San Franscisco in California. Entrambi sono stati introdotti negli ultimi due anni ed i primi risultati al vaglio delle agenzie competenti sono molto incoraggianti. I cittadini interessati possono accedere ad un costo sostenibile ad un esaustivo numero di prestazioni sanitarie.

Ad eccezione di questi esempi, a livello federale molti giovani preferiscono non sottoscrivere polizze assicurative private e prendono un rischio a loro avviso calcolato piuttosto che pagare alti premi per l'assicurazione mentre sono al college, sono in cerca di lavoro, o hanno dei lavori temporanei o poco remunerativi. In altri casi si tratta di famiglie che vivono sulla soglia della poverta' e sono cronicamente prive di assistenza sanitaria. Per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato l'assicurazione sanitaria e' generalmente compresa trai benefits offerti dalle imprese sebbene cio' comporti un aumento dei costi operativi. Nei casi piu' socialmente delicati, le compagnie di assicurazione private negano la copertura ai malati cronici o ai soggetti con particolari malattie pregresse. Sono questi ultimi casi che spingono in special modo Obama ed i democratici ad intervenire tempestivamente.

Occorre tuttavia una precisazione. Non corrisponde al vero il contenuto di commenti superficiali secondo i quali negli Stati Uniti le persone verrebbero lasciate morire sulla strada nel caso siano prive di una carta di credito a copertura delle loro spese sanitarie. Oltre alle associazioni e alle fondazioni caritatevoli esistono "programmi" pubblici che forniscono l'assistenza sanitaria. Il programma federale "MedicAid" copre i cittadini americani che percepiscono un sostegno pubblico (welfare) o sono sotto una certa soglia di reddito. "MediCare" assiste i cittadini americani che hanno piu' di 65 anni e sono in pensione. Tuttavia cio' non e' sufficiente ed un numero significativo di medici non accetta pazienti coperti da MedicAid o MediCare per i compensi inferiori e la lunghezza dei rimborsi.

Il pericolo maggiore e' quello di trovarsi in bancarotta a causa della mancanza di una assicurazione sanitaria e dover ricominciare da capo la propria vita senza un soldo in tasca.

I motivi alla base della riforma sanitaria sono comprensibili elementi di equita', giustizia sociale, civilta' e rispetto della dignita' dei cittadini. Non e' pero' secondaria la volonta' di ridurre i costi della spesa sanitaria che stanno crescendo a ritmi preoccupanti e con loro i prezzi delle assicurazioni private.

Il governo si augura pertanto con la riforma un maggior controllo pubblico sugli eccessi delle lobby farmaceutiche e degli istituti sanitari privati e si augura che la competizione tra assicurazioni pubbliche e assicurazioni private possa contenere o far scendere in definitiva il costo complessivo della sanita'.

Il tema al centro del dibattito ha suscitato la fiera opposizione del partito repubblicano che nel tentativo di riorganizzarsi dopo la batosta elettorale di novembre ha subito compreso di trovarsi di fronte ad un campo fertile per rendere la vita difficile ai deputati democratici confidando nella diffidenza degli americani verso ogni tipo di intervento pubblico.

Nelle ultime settimane un numero crescente di Town Meetings - gli incontri periodici che i deputati hanno nei loro distretti elettorali- sono stati movimentati dalla presenza di sostenitori repubblicani che non hanno esitato a fischiare, interrompere, rendere impossibili gli interventi dei politici democratici del Congresso. Appare ormai evidente che queste attivita' facciano parte di una ragionata strategia di resistenza del partito repubblicano e dei gruppi piu' conservatrici, trai quali picca per attivismo il movimento anti tasse denominato "Tea Party", con chiaro riferimento alla sommossa antibritannica di Boston che fece da scintilla alla guerra di indipendenza americana.

Le ragioni di dissenso esposte piu' di frequente dai sostenitori repubblicani sono:

- l'opposizione ad un maggior intervento pubblico dello stato in economia e con cio' l'interferenza nel libero mercato delle assicurazioni sanitarie private.

- la penalizzazione delle assicurazioni private che nonostante i costi molto alti garantiscono un ottimo standard di prestazioni sanitarie.

- l'aumento del debito pubblico e quindi delle tasse.

- la restrizione della liberta' sulle scelte personali e l'obbligo di avere di una assicurazione sanitaria.

- la paura che le proprie tasse favoriscano la copertura delle spese di coloro che richiedono l'aborto.

- l'accesso diretto del governo ai conti correnti personali per il pagamento dell'assicurazione sanitaria.

- il pagamento delle spese sanitarie a cittadini considerati socialmente parassiti.

- l'estensione agli immigrati illegali dei benefits connessi alla riforma sanitaria e pagati dai contribuenti.


I democrati assicurano che i vantaggi complessivi della riforma sarebbero nettamente superiori ai sacrifici da sostenere e molte delle preoccupazioni deriverebbero da notizie non corrette messe in giro dai detrattori della riforma, e dagli influenti commentatori repubblicani.

Sull'ultimo punto i democratici hanno precisato che nessuna proposta di legge al vaglio del Congresso degli Stati Uniti prevede l'assicurazione sanitaria agli immigrati illegali.

Barack Obama da parte sua e' criticato da alcuni commentatori liberal per aver finora tenuto un profilo defilato rispetto ai lavori del Congresso invece di coinvolgere piu' direttamente il governo nelle negoziazioni come e' avvenuto per il sostegno al "pacchetto di stimolo all'economia" costato 700.000 miliardi di dollari. Sembra ormai un auspicio elettorale svanito quello di arrivare ad una legge bipartisan condivisa dai repubblicani.

I repubblicani non vogliono che il governo gestisca un programma di assicurazione pubblica, e sono disposti a concedere nelle negoziazioni solo la creazione di cooperative assicurative senza scopo di lucro. Nency Pelosi e i liberal democratici rispondono che non voteranno nessuna riforma che non preveda l'opzione per una assicurazione pubblica.

Il risultato da molti temuto e' che la riforma che il governo si e' impegnato a far votare prima della fine dell'anno presenti degli elementi di novita' troppo modesti. In quel caso sarebbe un successo per i repubblicani che in fondo gradiscono il mantenimento dell'attuale status quo.

Un saluto e a presto,
Damiano Baroncelli

giovedì 6 agosto 2009

Finalmente...arrivano!!!



Nelle ultime due settimane abbiamo assistito a dure prese di posizione contro l’ arrivo dei militari a Prato da parte del Presidente della Provincia Gestri e del suo partito, fino alle manifestazioni in Consiglio Comunale da parte dell’ i.d.v..

Dietro tali critiche si cela in realtà il timore che l’ ausilio dell’esercito possa dare buoni risultati, tangibili da tutti in pochi mesi.

Dopo oltre dieci anni di abbandono a se stessi di interi quartieri di Prato, con degrado crescente e con una sensazione di impotenza e anarchia dilagante, finalmente viene fatto un tentativo che, nelle città in cui è stato sperimentato, ha visto il calo dei reati e gradimento della popolazione e si è dimostrata molto efficace l’integrazione con le forze di polizia con i militari.Del resto il binomio legalità & sicurezza è il presupposto essenziale del vivere civile l’uso dell’esercito in supporto alle forze dell’ordine può essere strumento adatto a garantirlo.

Non solo slogan populisti da campagna elettorale ma fatti, dopo anni di parole al vento, per accrescere il livello di sicurezza dei cittadini.


Sergio Toccafondi e Matteo Cocci

Consiglieri Provinciale PDL