mercoledì 20 dicembre 2006

DAL CENTRO-COMMERCIALE AL "CENTRO COMMERCIANTE"


Andrea Bonacchi ha scritto....

Duemila, millennio dei centri commerciali, dei grandi colossi che ci accolgono al caldo d'inverno e al fresco d'estate sperduti in zone industriale o in periferie ricementificate. Niente da obiettare, si chiama libero mercato e lungi da noi evidenziarne i pericoli. Pericoli che a ben vedere non vi sono se vi fossero amministrazioni locali capaci di governare la dislocazione de-centrata del commercio, fossero cioè capace di razionalizzare la distribuzione e la vendita, fossero cioè capaci di inquadrare anche i centri storici, piccoli gioielli che ovunque ci inviderebbero, in un'ottica più ampia, o a più ampio raggio, capace di includerli nel tessuto urbanistico... Manca, infatti, da ormai almeno due decenni, una visione ''glocale'' capace di rivitalizzare i salotti dell'arte e della cultura, inserendoli anche nei circuiti del commercio: d'accordo illuminare le periferie una volta sperdute nei campi come avveniristici progetti di multisale, piscine, palestre e negozi di ogni tipo, a condizione però di non spegnere i focolari dei nostri centri storici. E' quello che sta accadendo a Prato più che da altre parti: sorgono come funghi centri-commerciali, si va invece progressivamente perdendo il nostro un tempo bellissimo ''centro-commerciante''. Ne va riscoperto il valore, perchè le scorribande di spacciatori e di teppistelli organizzati in gang non diventino il simbolo delle piazze che sono state per noi culla della storia. Il centro storico, innanzi tutto, deve tornare ad essere accessibile, non un fortino inespugnabile, impenetrabile, o percorribile a prezzo di lunghe interminabili code verso parcheggi costosi come salassi. Almeno in certe ore del giorno, almeno quelle del tardo pomeriggio, i principali parcheggi devono essere gratuiti, al pari di quelli dei centri commerciali: pare un'assurdo, richia di mandare in bancarotta la società che ne gestisce lauti incassi, ma è la prima necessità per restituire convenienza e far preferire un negozio del centro a un negozio di un centro commerciale. La viabilità privata deve essere drasticamente snellita, innanzitutto razionalizzando i percorsi delle corsie preferenziali: in piazza mercatale non ha senso un pullman contromano laddove il senso percorrenza nella via parallela è proprio quello seguito dalla lam in contro-flow: è così solo un impedimento al paziente cittadino che si trova un controsenso ogni volta davanti al parabrezza della propria auto. Un controsenso in tutti i sensi. Prevedere anche pannelli informativi, decorosi nelle fattezze, chiari nelle indicazioni, che nelle piazze indichino la collocazione delle varie attività commerciali, favorirebbe ai più anche la scoperta delle tante opportunità commerciali e artigianali spesso sconosciute e restituirebbe a tutti una visione d'insieme che la fretta quotidiana ci ha fatto da tempo smarrire (tra mille impegni e quell'odioso tempo a pagamento che scorre al parcheggio che trasforma una passeggiata in centro in una corsa contro il tempo che paghi a prezzo d'oro). Non da escludere anche un altrettando ben studiato (nel design e nella funzionalità di servizio) corridoio coperto che segua almeno le principali vie cittadine, fornendo un valido riparo per le persone che, sotto le intemperie dell'inverno, si trovano a dover contrastare un altro ostacolo non da poco, sconisciuto nei centri commerciali: il vento, la pioggia. Trasformare il centro storico in un centro commerciante, capace di contrastare il sovrastare inesorabile dei centri commerciali (se ne contano almeno 4 nelle immediate vicinanze) è una modo per investire nel futuro della nostra città, un modo per restituire ai pratesi il centro di Prato, per ridare vita a ciò che altrimenti la perderebbe ben presto: il cuore della nostra storia, il centro del nostro essere cittadini di questa terra.
Andrea A. Bonacchi
vice-coord. Forza Italia Prato

1 commento:

  1. Sfortunatamente i nostri amministratori non solo non sono interessati a sviluppare il commercio nel centro storico, ma neppure a studiare un sviluppo per la nostra città, assediata dalla crisi economica, dell'immigrazione dilagante, dalla impalpabile progettualità. Queste festività sono state caratterizzate da alberi Natalizi tristi, dalle luminarie a pagamento, da scarse iniziative culturali e ludiche in centro, da una Piazza del Duomo buia e spoglia. Una tristezza infinita. La cosa che più lascia perplessi è tutto questo parlare, riunirsi e non agire, e anche da parte dei residenti e dei commercianti la poca coesione nel portare avanti progetti e nel pretendere risposte. Strade bellissime come via Magnolfi sono spesso impraticabili, le attività commerciali chiudono. Mi domando: com'è possibile che grandi gruppi come H&M o Zara, non siano interessati a aprire negozi nella notsra città? Forse con questi nomi di richiamo per i giovani consumatori il centro sarebbe più popolato.
    Come mai iniziative culturali importanti, vedi per esempio su Curzio Malaparte, celebrato anche anche dal il Corriere della Sera, qui nella sua città natia quasi uno sconosciuto, non vengono proposte dandogli rilevanza nazionale?
    Altre città hanno saputo "sfruttare" il turismo culturale, come mai da noi nessuno ci pensa?

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