Tra poco sarà Natale e è senza dubbio con gioia che ieri mattina durante l’esercizio della lettura dei quotidiani ho appreso che a molte persone, in virtù di questo periodo, verrà data l’opportunità di trovare un lavoro sotto l’albero, probabilmente temporaneo, a scadere, ma in ogni caso sempre un lavoro. Allo stesso tempo però non ho potuto evitare di provare un po di tristezza e perché non nostalgia nello scoprire che la quasi totalità di queste offerte arrivano dai grandi centri commerciali, dalle multisale, dagli outlet. Luoghi questi che ormai siamo abituati a frequentare, entrati nella nostra quotidianità, ma che non rientrano nel nostro Dna. Il toscano e il pratese in particolare ha da sempre un rapporto molto stretto con il suo centro storico, un legame quasi filiare, un cordone ombelicale che nel corso degli anni si sta piano piano deteriorando. E’ chiaro che in un periodo difficile come questo le offerte di lavoro non possono arrivare dai commercianti del centro, costretti a vivere in un luogo ormai inaccessibile ai più a causa dei mille problemi quotidiani che vanno dall’urbanistica alla sicurezza. Come posso io cittadino sentirmi libero di andare in centro abitualmente e mantenere così vivo il legame con la mia città, con i negozianti che da sempre mi servono e con i quali ho un rapporto personale oltre che di commercio, se in pieno pomeriggio in Piazza San Francesco due balordi scippano un anziana nell’indifferenza di tutti?! Per non parlare poi di quando cala il buio…solo esempi questi della paura che siamo costretti a provare. Il centro non è più un luogo sicuro e accogliente, la polis che anni fa accoglieva e “cullava” i propri figli, li faceva conoscere e crescere insieme. Questo purtroppo i pratesi lo sanno, e lo sanno così bene che preferiscono chiudersi dentro un anonimo centro commerciale, acquistare in un negozio qualsiasi, mangiare in un fast food in franchising e guardare un film nel posto numerato di un multisala. Gesti questi che contribuiscono a far sentire i cittadini ancora più soli e distanti dall propria città e quindi dalla propria storia.
Giorgio Silli (coord. com. F.I.)
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