I problemi si vedono in maniera diversa se si ha la pancia piena. La nostra Prato, che da sempre ci ha dato la possibilita' di riempirsi anzi di rimpinzarsi di cibo e di ogni leccornia, da qualche anno, purtroppo non ce la fa piu'. Prato purtroppo o per fortuna e' diventata una metropoli, o meglio ha i ''contro'' della metropoli ( immigrazione selvaggia, necessita' di servizi efficenti, disordine, delinquenza ) senza ,naturalmente averne i ''pro''.
Prato non e' interessante per investitori stranieri, non e' interessante per investire in ambiti che non siano quelli del tessile. O quanto meno, l'amministrazione ha fatto ben poco per attrarre capitali. Gli esempi di investimenti nel nostro distretto da parte di multinazionali o di aziende non tessili sono ben pochi.
Parlo da innamorato del tessile e di tutto quello che circonda il tessile, ma devo purtroppo toccare con mano che Prato e' diventata troppo grande per poter restare ancora nell'olimpo delle citta' ''monoprodotto''. Se a questo si somma una crisi del manifatturiero come quella che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni e una crisi strutturale globale come quella che sta falcidiando l'economia a 360 gradi, arriviamo alla triste realta' che oggi ci rappresenta.
Purtroppo ad un encomiabile lavoro delle associazione di categoria portato avanti in maniera brillante negli ultimi anni, corrisponde un ben piu' scadente progetto da parte dell'amministrazione che ben poco ha fatto nell'ambito del marketing territoriale. La situazione attuale e' di emergenza assoluta, non e' piu' questione di aumentare o meno gli utili, aumentare o meno la produttivita' aziendale, e' questione di aiutare i nostri lavoratori a trovare delle alternative valide a quelle tessili. E' questione di creare posti di lavoro, e' questione di occupare i pratesi che stanno mangiando solo grazie agli ammortizzatori sociali. Certo e' che Prato deve reinventarsi e che la politica deve aiutare la citta' non solo con il mero interventismo ma anche con la capacita' di creare le basi per un futuro. Ben pochi sono gli investitori non pratesi che hanno portato i propri capitali a Prato. Dunque perche' non attrargli con condizioni favorevoli,ribassi della tassazione locale, facilitazioni burocratiche e agevolazioni di tipo edilizio o addirittura affrendo terreni di proprieta' pubblica a patto che chi investe si impegni per 10 o 20 anni a mantenere i posti di lavoro creati ? Poco importa se l'industria sara' di tipo farmaceutico, conciario o siderurgico. L'importante e' che il nostri cittadini meno fortunati mangino e riescano a crescere i propri figli. Questo e' quello che pensiamo e questa e' la nostra proposta.
Prato non e' interessante per investitori stranieri, non e' interessante per investire in ambiti che non siano quelli del tessile. O quanto meno, l'amministrazione ha fatto ben poco per attrarre capitali. Gli esempi di investimenti nel nostro distretto da parte di multinazionali o di aziende non tessili sono ben pochi.
Parlo da innamorato del tessile e di tutto quello che circonda il tessile, ma devo purtroppo toccare con mano che Prato e' diventata troppo grande per poter restare ancora nell'olimpo delle citta' ''monoprodotto''. Se a questo si somma una crisi del manifatturiero come quella che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni e una crisi strutturale globale come quella che sta falcidiando l'economia a 360 gradi, arriviamo alla triste realta' che oggi ci rappresenta.
Purtroppo ad un encomiabile lavoro delle associazione di categoria portato avanti in maniera brillante negli ultimi anni, corrisponde un ben piu' scadente progetto da parte dell'amministrazione che ben poco ha fatto nell'ambito del marketing territoriale. La situazione attuale e' di emergenza assoluta, non e' piu' questione di aumentare o meno gli utili, aumentare o meno la produttivita' aziendale, e' questione di aiutare i nostri lavoratori a trovare delle alternative valide a quelle tessili. E' questione di creare posti di lavoro, e' questione di occupare i pratesi che stanno mangiando solo grazie agli ammortizzatori sociali. Certo e' che Prato deve reinventarsi e che la politica deve aiutare la citta' non solo con il mero interventismo ma anche con la capacita' di creare le basi per un futuro. Ben pochi sono gli investitori non pratesi che hanno portato i propri capitali a Prato. Dunque perche' non attrargli con condizioni favorevoli,ribassi della tassazione locale, facilitazioni burocratiche e agevolazioni di tipo edilizio o addirittura affrendo terreni di proprieta' pubblica a patto che chi investe si impegni per 10 o 20 anni a mantenere i posti di lavoro creati ? Poco importa se l'industria sara' di tipo farmaceutico, conciario o siderurgico. L'importante e' che il nostri cittadini meno fortunati mangino e riescano a crescere i propri figli. Questo e' quello che pensiamo e questa e' la nostra proposta.
Dalla sinistra, onestamente, fino ad oggi, ne sono arrivate ben poche, e se sono arrivate erano altrettanto poco concrete.
Giorgio Silli
Giorgio Silli
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