Si fanno sentire anche a Prato gli echi della polemica innescata dall’accoglimento da parte della Corte di Strasburgo del ricorso di una cittadina italiana circa l’esposizione del crocefisso nelle scuole perché - secondo la sentenza - contraria al diritto dei genitori di educare i propri figli in base alle loro convinzioni e al diritto dei minori alla libertà religiosa. Con un particolare da non sottovalutare, almeno per ora i crocefissi sono rimasti in tutte (o quasi tutte) le aule scolastiche degli istituti pratesi.Tra i più attivi nella battaglia contro la decisione della Corte Europea c’è l’assessore all’Integrazione Giorgio Silli. “Non credo assolutamente, stando alle mie competenze di assessore all’Integrazione - afferma - che ciò aiuti l’integrazione stessa.
Integrazione significa quieto convivere di più etnie, usi e costumi, credo religiosi, non significa appiattimento totale di quelle che sono le nostre tradizioni, i nostri simboli di fede e i nostri costumi. Tra l’altro il concordato fra Stato e Chiesa, che se non sbaglio è ancora più che valido ed attuale, prevede che nelle aule sia esposto un crocefisso, sarebbe per tanto molto difficile per la Repubblica Italiana accettare la decisione finale della Corte Europea senza dover rivedere completamente il concordato. Credo che questa Europa, di fatto, sta facendo del razzismo alla rovescia. Comunque discuteremo del problema in giunta, attenderemo le disposizioni finali della Corte Europea, auspicando che il ricorso dello Stato vada a buon fine. Personalmente, come libero cittadino cattolico, proporrò che in questa fase, negli edifici pubblici del comune, permanga lo status quo attuale e proporrò che nessun simbolo religioso venga tolto se non previa una autorizzazione del proprietario dell’immobile. Di questo passo, altrimenti, arriveremo a dover coprire con una mano di vernice anche gli affreschi nel nostro salone consiliare”. Posizione, quella di Silli, che trova eco in quella espressa dall’europarlamentare della Lega Claudio Morganti, che si definisce scandalizzato dalla decisione e annuncia un’iniziativa di protesta: “Mi farò promotore dell’allestimento di vari presepi, in Toscana, per ribadire la mia contrarietà verso questa decisione. Spero davvero che in tutte le nostre scuole si continui ad esporre il crocefisso”. A favore del crocifisso si schiera anche il consigliere provinciale del Pdl Sergio Toccafondi: “Ribadiamo l’importanza del crocifisso che non è solo il simbolo fondamentale della religione cristiana, ma è soprattutto la sintesi di tutto quel bagaglio culturale, storico, civile e umano che fa parte della nostra tradizione. Riconoscersi nella croce e nei gesti ad essa collegati significa prima di tutto riconoscersi in una cultura sulla quale si fonda ancora il nostro presente”. Infine Sandro Ciardi, della lista Giovani e Famiglia: “La sentenza della corte di Strasburgo aggiunge in altro doloroso episodio alla continua volontà di negare le radici cristiane a noi italiani. Si preferisce una scuola priva di segnali cristiani solo per colpire ulteriormente il sentimento cattolico della maggioranza degli italiani per non ferire una esigua minoranza di musulmani e cinesi che nei loro paesi spesso vietano ai cattolici di professere liberamente la loro fede”.
Integrazione significa quieto convivere di più etnie, usi e costumi, credo religiosi, non significa appiattimento totale di quelle che sono le nostre tradizioni, i nostri simboli di fede e i nostri costumi. Tra l’altro il concordato fra Stato e Chiesa, che se non sbaglio è ancora più che valido ed attuale, prevede che nelle aule sia esposto un crocefisso, sarebbe per tanto molto difficile per la Repubblica Italiana accettare la decisione finale della Corte Europea senza dover rivedere completamente il concordato. Credo che questa Europa, di fatto, sta facendo del razzismo alla rovescia. Comunque discuteremo del problema in giunta, attenderemo le disposizioni finali della Corte Europea, auspicando che il ricorso dello Stato vada a buon fine. Personalmente, come libero cittadino cattolico, proporrò che in questa fase, negli edifici pubblici del comune, permanga lo status quo attuale e proporrò che nessun simbolo religioso venga tolto se non previa una autorizzazione del proprietario dell’immobile. Di questo passo, altrimenti, arriveremo a dover coprire con una mano di vernice anche gli affreschi nel nostro salone consiliare”. Posizione, quella di Silli, che trova eco in quella espressa dall’europarlamentare della Lega Claudio Morganti, che si definisce scandalizzato dalla decisione e annuncia un’iniziativa di protesta: “Mi farò promotore dell’allestimento di vari presepi, in Toscana, per ribadire la mia contrarietà verso questa decisione. Spero davvero che in tutte le nostre scuole si continui ad esporre il crocefisso”. A favore del crocifisso si schiera anche il consigliere provinciale del Pdl Sergio Toccafondi: “Ribadiamo l’importanza del crocifisso che non è solo il simbolo fondamentale della religione cristiana, ma è soprattutto la sintesi di tutto quel bagaglio culturale, storico, civile e umano che fa parte della nostra tradizione. Riconoscersi nella croce e nei gesti ad essa collegati significa prima di tutto riconoscersi in una cultura sulla quale si fonda ancora il nostro presente”. Infine Sandro Ciardi, della lista Giovani e Famiglia: “La sentenza della corte di Strasburgo aggiunge in altro doloroso episodio alla continua volontà di negare le radici cristiane a noi italiani. Si preferisce una scuola priva di segnali cristiani solo per colpire ulteriormente il sentimento cattolico della maggioranza degli italiani per non ferire una esigua minoranza di musulmani e cinesi che nei loro paesi spesso vietano ai cattolici di professere liberamente la loro fede”.
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