mercoledì 22 luglio 2009

Una Prato da bere

riceviamo e pubblichiamo

Ho letto sul giornale che l'amministrazione comunale intende prendere in considerazione il provvedimento del sindaco di Milano volto a proibire la vendita di alcolici ai minori di sedici anni. Ho letto anche che il nostro primo cittadino ha dichiarato di volere ascoltare sull'argomento proprio i diretti interessati: i giovani.
Mi permetto di esprimere un mio parere di carattere politico ma anche educativo.
Trovo molto preoccupante e involutivo per la nostra società il radicarsi di uno Stato Etico, regolatore della morale e dei comportamenti individuali e per questo al di sopra del giudizio dei singoli cittadini. Tale concezione, che ci fa subito pensare ai regimi comunisti e non certo ai sistemi di governo liberali, è resa ancora più pericolosa e grottesca quando si verificano comportamenti decisamente poco morali da parte di alte cariche di governo che fanno addirittura mercimonio delle donne (da Ceasescu a Berlusconi).
Ma ancora più impressionante, a mio parere è quando dallo stato etico si passa al “Comune etico”, più vicino ancora alla vita quotidiana delle persone e ai suoi comportamenti privati e quindi ancora più invasivo. Sembra che gli amministratori dei comuni italiani sentano di dover entrare nell'ambito dei comportamenti e dei costumi dei singoli, anche quando non sono lesivi della libertà e dell'incolumità altrui.
Se si va a guardare la messe di provvedimenti degli ultimi due anni, in Italia troviamo di tutto, divieto di sedersi alla sera sulle panchine dei parchi, di mangiare, di bere, di esprimersi, di giocare, di condurre animali domestici. Persino in certi casi di riunirsi in gruppi. Nei centri storici ormai si può solo fare shopping e camminare. Sedersi è permesso solo in esercizi privati, quindi a pagamento. Prato non è esclusa da questa tendenza anzi ne ha precorso i tempi; basti pensare che qualche anno fa, regnante il centrosinistra, furono tolte le panchine da piazza Duomo perchè venivano utilizzate da cittadini stranieri per ritrovarsi e socializzare.
L'ordinanza del sindaco Moratti, emanata autoritariamente a tutela dei minori, toglie libertà ai singoli ma soprattutto toglie potere ai genitori e spazio di dialogo fra giovani e adulti. Getta tutti nell'ipocrisia di una vita fatta di proibizioni e quindi necessariamente di menzogne e di raggiri. Induce i ragazzi a cercare stratagemmi e piccole illegalità. Stimola il desiderio per il proibito e accende la voglia dello sballo anche in chi non ce l'ha ma è portato a contrapporsi all'autorità.
Se il sindaco ha davvero intenzione di ascoltare i giovani, come ha detto, dovrebbe farlo non per proporre un divieto ma per attivare un dialogo e una discussione sulla vita quotidiana dei ragazzi e delle ragazze di questa città, tenendo conto che i risultati educativi si ottengono parlando, certo, ma anche dando l'esempio e fornendo alternative.
E di alternative da noi ce ne sono veramente poche, soprattutto di qualità. E mentre spuntano cattedrali del divertimento di massa, quali multisale, centri commerciali e centri benessere, si riducono gli spazi all'aperto, per giocare, discutere, flirtare e crescere insieme agli altri senza spendere i soldi di papà. Mancano anche spazi pubblici al chiuso dove poter studiare, suonare e fare arte, apprendere le nuove tecnologie e praticare sport. La biblioteca comunale è chiusa da dicembre del 2008 e non verrà aperta per diversi altri mesi per gravi errori di previsione dei tempi di trasferimento alla nuova sede. Il Museo Pecci ha ridotto in modo considerevole la sezione didattica e tutte le iniziative riguardanti il fare arte da parte dei ragazzi. Il Museo Civico è chiuso da dodici anni e molti studenti delle medie non sanno neppure cos'è e cosa contiene. Si riduce l'importanza della scuola e in essa la parte dedicata al confronto e allo scambio di esperienze. Mancano gli educatori, i mediatori culturali, gli animatori.
In conclusione credo che la cultura dell'aperitivo alcolico -della Milano da bere come della Prato depressa del tempo della crisi- così come quella delle pasticche, non si combattano con divieti ma costruendo con i giovani una città diversa, più sana e più dialogante, con meno afther hours e più librerie, con meno suv e più biciclette, con più idee e meno soldi da spendere.
Riccardo Buonaiuti

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