La "Crisi di Prato" necessita di serietà e obiettività.
La protesta con i suoi mille colori, ha dato l'immagine di una città che vuole essere ascoltata.
Sbagliano quegli amministratori che intendono trasferire ogni responsabilità sul governo centrale.
Sbagliano coloro che a difesa del governo centrale imprecano contro l'illegalità cinese pratese, quale responsabile della crisi del tessile.
Sbagliano quegl illustri giornalisti (vedi Rizzo sul Corriere della Sera) che dipinge Prato come una provincia cinese così come la crisi del tessile legata alla comunità cinese.
Sbagliano quei candidati a governare la città che fanno proprie queste considerazioni solo per accattivarsi parte dell'elettorato.
Così non se ne esce.
Qualche voce importante di Prato ha fortunatamente riposizionato la questione al punto giusto, evidenziando come non ci sia collegamento fra la crisi del tessile pratese (o almeno non ne é la causa principale) e i fenomeni legati all'illegalità con le aziende cinesi e aggiungerei come ancora oggi esistono e si propongono sul mercato ditte italiane pronte ad accettare la sfida globale.
Due fenomeni distinti, quello della crisi e quello dell'illegalità, che devono essere analizzati e risolti su piani differenti, con strumenti differenziati,ma entrambi urgenti e necessari.
Due priorità, peculiari della nostra oramai variopinta comunità, fatta di persone verso le quali massima deve essere la nostra attenzione.
Ancora una volta, dalla lettura dei commenti alla manifestazione di quel sabato mattina, dei vertici dei due partiti "più blasonati",abbiamo potuto constatare come la politica della forte contrapposizione abbia dato risalto a due posizioni, distinte ed entrambe non corrette, inidonee a produrre effetti positivi, ma anzi idonee a creare solo maggiore confusione.
Se vogliamo contribuire al bene della città, occorre porre seriamente l'attenzione ai problemi della gente, abbandonando la politica della contrapposizione a tutti i costi, spesso incapace di intercettare le istanze di base; un'incapacità che sta alla base della crisi che non é slo economica, ma anche politica.
Francesco Querci
(segr. comunale Prato)
La protesta con i suoi mille colori, ha dato l'immagine di una città che vuole essere ascoltata.
Sbagliano quegli amministratori che intendono trasferire ogni responsabilità sul governo centrale.
Sbagliano coloro che a difesa del governo centrale imprecano contro l'illegalità cinese pratese, quale responsabile della crisi del tessile.
Sbagliano quegl illustri giornalisti (vedi Rizzo sul Corriere della Sera) che dipinge Prato come una provincia cinese così come la crisi del tessile legata alla comunità cinese.
Sbagliano quei candidati a governare la città che fanno proprie queste considerazioni solo per accattivarsi parte dell'elettorato.
Così non se ne esce.
Qualche voce importante di Prato ha fortunatamente riposizionato la questione al punto giusto, evidenziando come non ci sia collegamento fra la crisi del tessile pratese (o almeno non ne é la causa principale) e i fenomeni legati all'illegalità con le aziende cinesi e aggiungerei come ancora oggi esistono e si propongono sul mercato ditte italiane pronte ad accettare la sfida globale.
Due fenomeni distinti, quello della crisi e quello dell'illegalità, che devono essere analizzati e risolti su piani differenti, con strumenti differenziati,ma entrambi urgenti e necessari.
Due priorità, peculiari della nostra oramai variopinta comunità, fatta di persone verso le quali massima deve essere la nostra attenzione.
Ancora una volta, dalla lettura dei commenti alla manifestazione di quel sabato mattina, dei vertici dei due partiti "più blasonati",abbiamo potuto constatare come la politica della forte contrapposizione abbia dato risalto a due posizioni, distinte ed entrambe non corrette, inidonee a produrre effetti positivi, ma anzi idonee a creare solo maggiore confusione.
Se vogliamo contribuire al bene della città, occorre porre seriamente l'attenzione ai problemi della gente, abbandonando la politica della contrapposizione a tutti i costi, spesso incapace di intercettare le istanze di base; un'incapacità che sta alla base della crisi che non é slo economica, ma anche politica.
Francesco Querci
(segr. comunale Prato)
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