di damiano Baroncelli
Con la presa di posizione ufficiale del Pd pratese riguardo il blitz di via Rossini e le proposte rivolte al ministro Maroni, che sarà in visita a Prato martedì prossimo, le convinzioni sull'immigrazione dei due maggiori schieramenti cittadini sono chiare. Annotate le misure comuni che contemplano l'aumento degli organici delle forze dell'ordine; generali auspici, più o meno convinti, sul rispetto delle leggi italiane da parte di tutti, italiani e stranieri; e la richiesta della revoca del permesso di soggiorno per chi sfrutta manodopera irregolare e clandestina, le posizioni divergono profondamente su alcuni aspetti di fondo della lettura e della soluzione del fenomeno.
L'amministrazione Cenni "sostiene politicamente" e senza esitazioni i controlli serrati nelle aziende e ritiene insensate le accuse di "discriminazione" lanciate dal console Gu Honglin; chiede al ministro un meccanismo efficace di espulsione dei clandestini, per il quale è condizione necessaria un Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) collegato ad accordi con la Cina per il rimpatrio dei clandestini.
Il gruppo del Pd teme "politiche amministrative miopi o, peggio ancora, passabilmente discriminatorie" nell'applicazione del patto Prato Città Sicura e sollecità un percorso di regolarizzazione dei clandestini richiedendo a Maroni ”l'inserimento nella Legge sull'immigrazione di un percorso che consenta l'emersione di chi è sfruttato o, peggio, ridotto in schiavitù”.
Le priorità delle due posizioni sono chiare ed evidenti. Per il centrodestra occorre provvedere all'espulsione efficace dei clandestini, mentre il Pd ne richiede, a vario modo, la "regolarizzazione".
La posizione del Pd, al di là della retorica delle parole, è la stessa degli ultimi venti anni (con i risultati che ben conosciamo), ovvero che il problema della clandestinità esiste perchè i clandestini non vengono regolarizzati ed il problema si è acuito per effetto della Legge Bossi-Fini che complicherebbe l'ottenimento dei permessi di soggiorno.
A mio avviso al Pd pratese sfuggono alcuni elementi essenziali. In primo luogo il numero dei clandestini da regolarizzare è potenzialmente illimitato per effetto della facilità di accesso al territorio italiano data dall'impossibilità di militarizzare le nostre frontiere. In secondo luogo, se venissero regolarizzati gli attuali clandestini presenti a Prato una grande quantità tra loro non resterebbe in città, avendo guadagnato un libero e legale ingresso per tutti i paesi dell'Unione Europea.
Nel frattempo, dal momento che le aziende cinesi godono dell'accesso ad un mercato trasnazionale illegale del lavoro, arriverebbero al loro posto nuovi clandestini per ricostituire lo stock di manodopera a basso costo necessario per le lavorazioni del distretto parallelo.
Con la presa di posizione ufficiale del Pd pratese riguardo il blitz di via Rossini e le proposte rivolte al ministro Maroni, che sarà in visita a Prato martedì prossimo, le convinzioni sull'immigrazione dei due maggiori schieramenti cittadini sono chiare. Annotate le misure comuni che contemplano l'aumento degli organici delle forze dell'ordine; generali auspici, più o meno convinti, sul rispetto delle leggi italiane da parte di tutti, italiani e stranieri; e la richiesta della revoca del permesso di soggiorno per chi sfrutta manodopera irregolare e clandestina, le posizioni divergono profondamente su alcuni aspetti di fondo della lettura e della soluzione del fenomeno.
L'amministrazione Cenni "sostiene politicamente" e senza esitazioni i controlli serrati nelle aziende e ritiene insensate le accuse di "discriminazione" lanciate dal console Gu Honglin; chiede al ministro un meccanismo efficace di espulsione dei clandestini, per il quale è condizione necessaria un Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) collegato ad accordi con la Cina per il rimpatrio dei clandestini.
Il gruppo del Pd teme "politiche amministrative miopi o, peggio ancora, passabilmente discriminatorie" nell'applicazione del patto Prato Città Sicura e sollecità un percorso di regolarizzazione dei clandestini richiedendo a Maroni ”l'inserimento nella Legge sull'immigrazione di un percorso che consenta l'emersione di chi è sfruttato o, peggio, ridotto in schiavitù”.
Le priorità delle due posizioni sono chiare ed evidenti. Per il centrodestra occorre provvedere all'espulsione efficace dei clandestini, mentre il Pd ne richiede, a vario modo, la "regolarizzazione".
La posizione del Pd, al di là della retorica delle parole, è la stessa degli ultimi venti anni (con i risultati che ben conosciamo), ovvero che il problema della clandestinità esiste perchè i clandestini non vengono regolarizzati ed il problema si è acuito per effetto della Legge Bossi-Fini che complicherebbe l'ottenimento dei permessi di soggiorno.
A mio avviso al Pd pratese sfuggono alcuni elementi essenziali. In primo luogo il numero dei clandestini da regolarizzare è potenzialmente illimitato per effetto della facilità di accesso al territorio italiano data dall'impossibilità di militarizzare le nostre frontiere. In secondo luogo, se venissero regolarizzati gli attuali clandestini presenti a Prato una grande quantità tra loro non resterebbe in città, avendo guadagnato un libero e legale ingresso per tutti i paesi dell'Unione Europea.
Nel frattempo, dal momento che le aziende cinesi godono dell'accesso ad un mercato trasnazionale illegale del lavoro, arriverebbero al loro posto nuovi clandestini per ricostituire lo stock di manodopera a basso costo necessario per le lavorazioni del distretto parallelo.
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