martedì 30 marzo 2010

PD: un pugile suonato!


Come descrivere oggi la condizione in cui si trova il più grande partito d’opposizione, quel PD erede della tradizione del Comunismo italiano? L’immagine più ficcante è senz’altro quella del pugile suonato, preso a pugni da ogni parte ed incapace di reagire.

Il Pd oggi è strizzato a destra dall’Udc, che accredita presso l’elettorato moderato e riformista una maggiore concretezza e serietà, e a sinistra da Di Pietro, che riesce a trascinare la sinistra radicale e movimentista disillusa dalle satrapie del “partitone”.
Il Pd, sostanzialmente, ha annacquato e depotenziato due storie e due identità di cui non ha saputo operare una sintesi efficace. Oggi nel Pd si vedono, in maniera confusa, scimmiottature americanegggianti del modello Obama, pulsioni veterocomuniste, istanze radicali, sparuti rigurgiti conservatori. Mancano una guida autorevole, una linea politica chiara. Anche la classe dirigente locale, pur proveniente da scuole importanti e solide, come quelle del Pci e della Sinistra Dc, sta andando in confusione. Il reticolo delle Case del Popolo e delle Coop è smarrito ed incerto, privo di punti di riferimento. La Cgil si smarca e detta le condizioni, in una assurda e intollerabile invasione di campo rispetto alla politica. Le associazioni laicali che da sempre hanno fiancheggiato il prodismo oggi brancolano nell’incertezza. Mancano addirittura candidature credibili se, nel Lazio, si è andati a consegnarsi, mani e piedi legati, alla Bonino.
Di questo stato di cose Poggio a Caiano è un caso emblematico. Il Pd, in un paese di radicata tradizione cattolica e tuttora moderato, a pochi giorni da una difficile tornata elettorale, va a promuovere una campagna per il testamento biologico, mettendo in grave imbarazzo il suo Sindaco e regalando un formidabile assist all’Udc. Qualche anno fa i Ds, pure laicisti, non avrebbero mai commesso un così madornale errore, segno evidente di un malessere profondo.
Immaginiamo la delusione cocente degli amici della Ex Margherita (le defezioni della Binetti, di Lusetti, di Carra e, ancor prima, di Rutelli, sono emblematiche).
La Margherita era un progetto ambizioso che doveva costituire la nuova fase dell’impegno del Cattolicesimo progressista. Prodi, pur in modo frammentario e piuttosto equivoco, aveva realizzato il postulato dossettiano del compromesso tra la Sinistra Dc ed il Partito Comunista. La Margherita doveva realizzare il passo ulteriore, consistente in una decisa deideologizzazione, nel superamento dei vecchi schemi europei Socialismo / Popolarismo, per giungere ad una nuova formazione, mai prima vista in Italia, di matrice riformista e solidarista, capace anche di sintesi virtuose nel campo dei valori. Le speranze però sono state del tutto disattese, perché è venuta fuori una semplice accozzaglia di storie diverse, senza progetto, senza prospettive, prigioniera di vecchi steccati e di antiche liturgie. I motivi di questo flop, politologico ancor prima che organizzativo, non possono essere analizzati qui, perché sarebbe, davvero, cosa troppo lunga.
Quello che è da chiedersi è se il Pd sia oggi in grado di costituire l’alternativa al berlusconismo. Fino ad ora il Governo ha potuto agire praticamente senza opposizione, essendo stato il Pd più impegnato a dissanguarsi nelle proprie beghe interne (la via crucis Veltroni – Franceschini – Bersani), a cedere roccaforti storiche come Prato, che a contrastare la deriva populista del Paese.
Il Pd ha lasciato che altri, ora Di Pietro, ora la Bonino, ora la Cgil, dettassero l’agenda politica del partito.
Senz’altro più efficace è stata l’opposizione “repubblicana” messa su, con povertà di mezzi ma non di idee, dallo Scudocrociato. Ne è prova che Berlusconi non attacca Bersani ma Casini.
E’ urgente che la politica italiana cambi. I rischi per la democrazia ci sono e non possono essere nascosti.
Gli elettori del Pd, specie quelli moderati, debbono chiedersi se, per un cambio di passo e per la tutela dei valori costituzionali, sia più utile tentare di rianimare un corpo morto ed eteroguidato, oppure se non convenga dare forza e gambe a quel grande progetto che è l’Unione di Centro.
Il mio consiglio è scontato. Il voto utile è quello all’Udc.
Cristiano Maria Ciani

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