martedì 17 aprile 2007

Città Multietnica ed il Ministro Bonino

Sino a l'altro ieri ci dicevano [chi ci amministra] che Prato era l'esempio italiano da imitare per avere saputo gestire la forte immigrazione, la sua multietnicità.
Assessorati, programmi del Comune e della Circoscrizioni avevano lavorato in tal senso per garantire l'ntegrazione con particolare sulle seconde generazioni.
Oggi.che ci sono le seconde generazioni, un Ministro della Repubblica e medesima maggioranza [Bonino] prende per l'orecchio il Sindaco per non avere saputo garatire proprio quel processo d'integrazione, che doveva essere invero il fiore all'occhiello della Prato del futuro.

Purtroppo si ritorna sempre e immancabilmente a sottolineare, tanto da sembrare noiosi e tediare chi [poco] ci ascolta, dei ritardi di questa e di quella amministrazione che ci governa e non da 3 o 4 anni, ma da decenni.
Un'amministrazione che ha sempre scaricato su quei privati
[pochi rispetto alla totalità dei cittadini] ogni responsabilità per avere venduto/affittato il magazzini ai cinesi o magari l'azienda oramai in situazione di insanabile difficoltà.
Un'argomentazione superficiale e autolesiva che mette a nudo la resa degli amministratori, incapaci a gestire il fenomeno con politiche di controllo e prevenzione appropropriate e convincenti.

Quando un amministratore, poi, cade da ogni ragionamento, dalla volontà quindi di metteresi in discussione, di confrontarsi e di dialogare, in quanto priva effettivamente di adeguate risposte, si rifugia in quel dire: gli elettori ci hanno votato e quindi ci hanno scelto per la capacità di governare e per il nostro programma.

Un attento Amministratore [con la "A" maiuscola dunque] dovrebbe aministrare anche nell'interesse di quella parte della città che non lo ha votato, quale rappresentante dell'intera città.
Poi, sulle singole questioni ed emergenze, come quella cinese o della sicurezza in città o di quella di piazza mercatale ....., deve sapersi rapportare, valutando attentamente politiche serie di intervento, frutto anche del sapere ascoltare la città in ogni sua manifestazione.


Una capacità che sempra, invero, definitivamente persa.

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