Ieri sera, venerdì, ho avuto l’idea di andare in stazione per vedere gli orari dei treni del fine settimana in direzione mare. Avrei così evitato le file in auto e fatto un viaggio confortevole.
Allora, se volete entrare in un vero girone dell’inferno di Dante, andate nella zona della stazione di Prato centrale verso le 10,30 di sera.
Sulla rotonda dal ponte della Vittoria c’è il comitato d’accoglienza: ho contato almeno una decina di viados brasiliani, travestiti, prostitute di diversa età e colore della pelle, tossiche e umanità varia. Ovviamente con il codazzo delle macchine che si fermavano accanto a questa o accanto a quella (maschio o femmina non so…). Sulle panchine all’interno del giardino si notano, anche passando in auto, altre figure non meno inquietanti, forse ad attendere clienti per sesso a pagamento o fumo. La prima immagine non è certo confortante.
Parcheggio in piazza ed entro in stazione. Non è un bel panorama.
Mi accolgono accattoni, barboni, stranieri ed italiani con chissà quali intenzioni. Conto cinque o sei extra comunitari, un paio di punk con relativi cani e due persone che bivaccano nell’atrio della stazione con le loro sporte e le loro cose.
Due ragazzi mi hanno chiesto spiccioli o sigarette e non mi pareva lo facessero con cortesia o delicatezza. Uno sconosciuto scrive qualcosa su dei bigliettini attaccati al muro vicino ai telefoni: si tratta di un “annuncio” per incontrare persone del suo stesso sesso.
Un barbone dorme sulla biglietteria. Sì, ho scritto bene, proprio SULLA biglietteria, sullo spazio dove di giorno la gente appoggia mani, soldi, cose, per fare i biglietti.
Le macchine automatiche per le informazioni ed i biglietti sono un’altra sorpresa sgradevole: su 5 macchine presenti, tre sono fuori uso. Su due è stato messo un cartello nel quale si legge che sono state definitivamente spente “a causa dei ripetuti danneggiamenti”: Trenitalia non può, giustamente, accollarsi le continue spese di riparazione. Un’altra macchina è disfatta e coperta da un cellofan nero: scoprirò poi la mattina dopo sul giornale che era stata anch’essa oggetto di attacco vandalico durante la notte precedente.
In tutto questo, l’unica presenza positiva erano i volontari della Caritas che stavano portando da bere ai barboni. Il problema è che una tra i barboni che erano fuori la stazione, una volta bevuto il suo the, ha tirato fuori un bel cellulare nuovo dalla tasca e si è messa tranquillamente a chiamare qualcuno. Per la cronaca, era italiana!
Tutto quello che ho descritto l’ho visto in dieci minuti circa, tra le 22,30 e 22,40 di venerdì sera. È proprio impossibile evitare questo degrado? La Polfer esiste ancora a Prato oppure è stata eliminata del tutto? Perché non chiudere la stazione di notte? Dato che l’ultimo treno arriva a mezzanotte e poi fino alle sei di mattina non ce ne sono altri, potrebbe essere un’idea per risolvere il degrado. Dato che anche in stazioni più grandi lo fanno (Firenze ad esempio), perché non farlo anche a Prato?
Oppure perché non installare delle telecamere all’interno dell’atrio della stazione? I negozi all’interno espongono cartelli che fanno quasi sorridere: “telecamere collegate con la Questura”. È un inizio: ci sono i cartelli, ma le telecamere non mi pare…
saluti.
Simone P.
Allora, se volete entrare in un vero girone dell’inferno di Dante, andate nella zona della stazione di Prato centrale verso le 10,30 di sera.
Sulla rotonda dal ponte della Vittoria c’è il comitato d’accoglienza: ho contato almeno una decina di viados brasiliani, travestiti, prostitute di diversa età e colore della pelle, tossiche e umanità varia. Ovviamente con il codazzo delle macchine che si fermavano accanto a questa o accanto a quella (maschio o femmina non so…). Sulle panchine all’interno del giardino si notano, anche passando in auto, altre figure non meno inquietanti, forse ad attendere clienti per sesso a pagamento o fumo. La prima immagine non è certo confortante.
Parcheggio in piazza ed entro in stazione. Non è un bel panorama.
Mi accolgono accattoni, barboni, stranieri ed italiani con chissà quali intenzioni. Conto cinque o sei extra comunitari, un paio di punk con relativi cani e due persone che bivaccano nell’atrio della stazione con le loro sporte e le loro cose.
Due ragazzi mi hanno chiesto spiccioli o sigarette e non mi pareva lo facessero con cortesia o delicatezza. Uno sconosciuto scrive qualcosa su dei bigliettini attaccati al muro vicino ai telefoni: si tratta di un “annuncio” per incontrare persone del suo stesso sesso.
Un barbone dorme sulla biglietteria. Sì, ho scritto bene, proprio SULLA biglietteria, sullo spazio dove di giorno la gente appoggia mani, soldi, cose, per fare i biglietti.
Le macchine automatiche per le informazioni ed i biglietti sono un’altra sorpresa sgradevole: su 5 macchine presenti, tre sono fuori uso. Su due è stato messo un cartello nel quale si legge che sono state definitivamente spente “a causa dei ripetuti danneggiamenti”: Trenitalia non può, giustamente, accollarsi le continue spese di riparazione. Un’altra macchina è disfatta e coperta da un cellofan nero: scoprirò poi la mattina dopo sul giornale che era stata anch’essa oggetto di attacco vandalico durante la notte precedente.
In tutto questo, l’unica presenza positiva erano i volontari della Caritas che stavano portando da bere ai barboni. Il problema è che una tra i barboni che erano fuori la stazione, una volta bevuto il suo the, ha tirato fuori un bel cellulare nuovo dalla tasca e si è messa tranquillamente a chiamare qualcuno. Per la cronaca, era italiana!
Tutto quello che ho descritto l’ho visto in dieci minuti circa, tra le 22,30 e 22,40 di venerdì sera. È proprio impossibile evitare questo degrado? La Polfer esiste ancora a Prato oppure è stata eliminata del tutto? Perché non chiudere la stazione di notte? Dato che l’ultimo treno arriva a mezzanotte e poi fino alle sei di mattina non ce ne sono altri, potrebbe essere un’idea per risolvere il degrado. Dato che anche in stazioni più grandi lo fanno (Firenze ad esempio), perché non farlo anche a Prato?
Oppure perché non installare delle telecamere all’interno dell’atrio della stazione? I negozi all’interno espongono cartelli che fanno quasi sorridere: “telecamere collegate con la Questura”. È un inizio: ci sono i cartelli, ma le telecamere non mi pare…
saluti.
Simone P.
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