martedì 15 settembre 2009

Diritti alla "Casa": nuovi modelli

Interessante tema trattato al convegno organizzato dall'Istituto di Bioarchitettura "Edilizia Sociale Sostenibile" sull'Housing Sociale.

Spesso l'H.S: viene confuso (anche da parte di frequentatori del Parlamento e da giornalisti, come Edilizia pubblica in quanto contenente la parola "social". Non è così. Uno o più modelli di edillizia sostenibile in funzione di uno sviluppo dei centri urbani all'insegna del rispetto dell'esigenza dell'abitazione, ancor prima della casa.

Modelli che possono concretizzarsi anche in una opportunità di reinvestimento e recupero di immobili, altrimenti destinati all'abbandano o al degrado.

DI seguito alcuni appunti (credo utili) del Convegno.



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Un Moderno Social Housing Sostenibile


Housing Sociale (SH) è sicuramente tutto ciò che non ce la fa a stare sul mercato o che non riesce ad accedere alla casa pubblica… ma oggi SH è anche: riqualificazione e rigenerazione urbana di intere zone della città dove la dismissione industrilae e/o l’abbandono da parte dei residenti, la mancanza di servizi al cittadino più elevati, il degrado sociale ed ambientale, le inefficienze energetiche e gli sprechi etc. richiedono un modello tipologico di intervento innovativo ad un costo più basso del mercato… Sustainable Social Housing (SHS).
Da “diritto alla casa” a “diritto all’abitare”.
Il problema è che oggi la linea della povertà è salita e quella delle risorse (pubbliche e/o private) si è abbassata. Il numero, la quantità di case ha così paradossalmente seguito una forbice: da un lato si è ridotta l’offerta pubblica, dall’altra è aumentata quella del mercato immobiliare, ma entrambe le offerte risultano inaccessibili a sempre maggiori strati della popolazione.
In pratica, il disagio abitativo è il risultato sia di un declassamento che della crisi del mercato immobiliare.
Anche se è vero che il mercato immobiliare e l’edilizia popolare pubblica hanno svolto un ruolo importante – nella costruzione delle città italiane e nel soddisfare le esigenze di larghi strati della popolazione – l’incidenza dell’intervento pubblico diretto, oggi, risulta minore che nel passato, se paragonata al resto dei paesi europei, ovvero sembra “esaurita” per il mutare delle condizioni sociali ed economiche.
Dunque, il modello del SHS sta diventando un vera e propria “terza via”, pubblico-privata, per uscire dalla crisi sociale, economica ed ambientale, non ultima immobiliare, ed obbliga i vari operatori, pubblico-privati, a rivedere un diritto fondamentale, come quello della casa, trasformandolo in un diritto più esteso e socialmente fondamentale: il diritto all’abitare con servizi (standard) qualitativamente calibrati all’esigenze specifiche del contesto e con modelli tipologici (edilizi) economicamente, energeticamente ed ecologicamente più efficienti.
Mentre l’edilizia popolare pubblica si rivolge direttamente agli “ultimi”, il moderno o contemporaneo SHS si rivolgerà sempre di più ai “penultimi” e ai “terzultimi”: studenti e ricercatori universitari, persone con mobilità lavorativa, giovani e adulti occupati con basso reddito, immigrati residenti ma ancora in stato di precarietà lavorativa, anziani con pensioni non sufficienti al mantenimento di una casa in affitto senza averla di proprietà, persone portatrici di particolari handicap o che necessitano di ospitalità in residenze assistite etc.
Di fronte a tutto ciò – crisi, nuove esigenze e nuove emergenze abitative – si prospetta pertanto la soluzione alternativa del moderno SHS ; alternativa ad altri tipi di interventi pubblici (edilizia popolare) e privati (mercato immobiliare) senza escluderli.

Ma con quali modelli ?
La discussione è aperta ..."

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