Sicuramente non considero una priorità quella di aprire il Tavolo del Distretto alle aziende dei cittadini cinesi, sebbene ritengo appartenere oramai al passato quello di rifiutare aprioristicamente un sereno confronto sull'utilità, in essere o potenziale, di coinvolgimento delle aziende cinesi presenti sul territorio.
Che ci piaccia oppure no, che sia stato un bene o meno per Prato, il nostro territorio (si faccia un giro al macrolotto) oramai si contraddice di aziende con titolari con gli occhi a mandorla.
All'interno di esse lavorano anche nostri connazionai; gli agenti di commercio sono gli stessi che un tempo servivono solo le ditte italiane. I magazzini (oramai numerosissimi) sono a loro affittati o dagli stessi acquistati.
Insomma, un aparte consistente della "nostra" economia, oramai, gira anche attorno ai cittadini cinesi. e non so quanto possa essere utile a fare emergere il sommerso, continuare ad ignorarle.
La stessa destinazione urbanistica di certe zone (macrolotto zero per esempio), la sua riqualificazione, dipende molto da scelte che dovranno fare i conti inevitabilmente con i cittadini cinesi.
Sappiamo assai bene che questo fenomeno è stato (e purtroppo lo è ancora in buona misura) collegato a quello di una illegalità, sia dal punto di vista di igiene ambientale, dell'immmigrazione clandestina, del lavoro minorile e dell'evasione fiscale.
Questo aspetto, che rimane grave ed idoneo a compromettere i rapporti con il resto della città, non deve assolutamente però farci rimanere su posizioni di retroguardia, che si profilano pericolose (data anche l'attuale crisi generale), così come lo sono state quelle posizioni, troppo spesso viste fino l'altro ieri che tendevano invece a mininizzare il fenomeno cinese (il riferimento alle scorse amministrazioni, specie di quella "Mattei," è evidente).
Oggi il fenomeno è cresciuto, si è radicato e presenta anche aspetti non secondari di collaborazione con i pratesi (è ancora troppo presto per parlare di integrazione).
Attenzione, dunque, a chiudersi a riccio (oggi, questa è una facile tentazione dettata anche dal facile consenso e favor di una parte della città, purtroppo da troppo tempo lasciata sola, a sopportare ciò che di peggio si era prodotto dal forte impatto migratorio cinese.
Si sappia tenere, però, le cose distinti, i rimedi separati, le competenze delineate: insomma ognuno giochi la sua parte, senza trascurare ma anzi collaborando con le altre parti interessate alla "questione cinese".
Legalità e fermezza da una parte, ma anche apertura e lungimiranza dall'altra.
Occorre serrare il dibatto e non cadere in facile polemica.
Buon lavoro a tutti
Francesco Querci
(consigliere provinciale UDC)
Che ci piaccia oppure no, che sia stato un bene o meno per Prato, il nostro territorio (si faccia un giro al macrolotto) oramai si contraddice di aziende con titolari con gli occhi a mandorla.
All'interno di esse lavorano anche nostri connazionai; gli agenti di commercio sono gli stessi che un tempo servivono solo le ditte italiane. I magazzini (oramai numerosissimi) sono a loro affittati o dagli stessi acquistati.
Insomma, un aparte consistente della "nostra" economia, oramai, gira anche attorno ai cittadini cinesi. e non so quanto possa essere utile a fare emergere il sommerso, continuare ad ignorarle.
La stessa destinazione urbanistica di certe zone (macrolotto zero per esempio), la sua riqualificazione, dipende molto da scelte che dovranno fare i conti inevitabilmente con i cittadini cinesi.
Sappiamo assai bene che questo fenomeno è stato (e purtroppo lo è ancora in buona misura) collegato a quello di una illegalità, sia dal punto di vista di igiene ambientale, dell'immmigrazione clandestina, del lavoro minorile e dell'evasione fiscale.
Questo aspetto, che rimane grave ed idoneo a compromettere i rapporti con il resto della città, non deve assolutamente però farci rimanere su posizioni di retroguardia, che si profilano pericolose (data anche l'attuale crisi generale), così come lo sono state quelle posizioni, troppo spesso viste fino l'altro ieri che tendevano invece a mininizzare il fenomeno cinese (il riferimento alle scorse amministrazioni, specie di quella "Mattei," è evidente).
Oggi il fenomeno è cresciuto, si è radicato e presenta anche aspetti non secondari di collaborazione con i pratesi (è ancora troppo presto per parlare di integrazione).
Attenzione, dunque, a chiudersi a riccio (oggi, questa è una facile tentazione dettata anche dal facile consenso e favor di una parte della città, purtroppo da troppo tempo lasciata sola, a sopportare ciò che di peggio si era prodotto dal forte impatto migratorio cinese.
Si sappia tenere, però, le cose distinti, i rimedi separati, le competenze delineate: insomma ognuno giochi la sua parte, senza trascurare ma anzi collaborando con le altre parti interessate alla "questione cinese".
Legalità e fermezza da una parte, ma anche apertura e lungimiranza dall'altra.
Occorre serrare il dibatto e non cadere in facile polemica.
Buon lavoro a tutti
Francesco Querci
(consigliere provinciale UDC)
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