venerdì 26 febbraio 2010
giovedì 25 febbraio 2010
valore della città storica e i luoghi della trasformazione
Caro Luigi ,
ho apprezzato molto il tuo contributo al dibattito cittadino apparso oggi , (Il Tirreno 25.02.2010) , sul valore della città storica e sui luoghi della trasformazione . Riflessione , la tua , che passa attraverso l'istituto del "concorso" sia esso di "idee" che di "progettazione" , sempre e comunque finalizzato alla città "costruita" .
Certo , concorsi di tal genere devono essere banditi con maggior frequenza , ma su presupposti della trasparenza , della partecipazione e dell'indipendenza della giuria . E come ben suggerisci per ottenere tutto ciò non si può né improvvisare un concorso , né tanto meno limitarlo al comprensorio italiano , peggio se fosse quello esausto di una regione o di una provincia italiota (sic.).
Un Master Plan, allora, potrebbe essere il giusto compromesso fra impegno dell'Amministrazione e successivo Concorso di idee e di progettazione con giuria internazionale ; questo binomio potrebbe garantire l'impegno amministrativo (stanziare risorse , nel mentre si concorda con la Provincia e con la Regione budget e finanziamenti ad hoc) e livello assolutamente alto delle idee e dei progetti richiesti a fine processo .
Per fare ciò , però , non si possono riesumare vecchi percorsi attualizzati dall'Università di Firenze , quasi un decennio fa . Il WorkShop di cui parli rappresenta un buon esercizio , ma non una base di lavoro professionalmente e proceduralmente corretta per le esigenze che la Città si trova ad affrontare nel 2010 .
L'Urbanistica Futura della città di Prato ha necessità di riportare la "cultura" prima di tutto fra la classe dirigente ; dunque , seguendo la tua logica , prima di tutto , fra noi architetti (ingegneri , geometri etc.) .
Mi trovi , perciò , pienamente d'accordo : c'è bisogno di svecchiare il mestiere per tornare ad essere utili alla Città , allontanarsi dalle logiche speculative .
L'architettura può tornare ad essere un faro , ma deve tornare ad essere "etica" . Abbiamo dato prove di ben poca qualità nel saper trasformare il territorio (!) in quest'ultimo decennio . Responsabilità delle Amministrazioni che ci hanno preceduto ? Certamente , ma consenzienti i professionisti . La logica era la solita : il mattone , non la sostenibilità .
Dunque, concludendo , vogliamo affrontare l'Urbanistica del Futuro di Prato ? Ben vengano i Concorsi preceduti da Master Plan , ma prima o contemporaneamente dobbiamo rifondare la cultura dell'Architetto e dell'Architettura a Prato senza sconti per nessuno . Qualcuno sa rinunciare ad un incarico ?
Il presupposto per tornare a parlare di necessità dell' "architetto" , per la Comunità , è la "sotenibilità integrale" , economico-finanziaria , sociale , ambientale ed energetica dell'architettura . Questo significa tornare ad essere architetti sani e fare architettura per il futuro sapendo governare la complessità .
Caro Luigi , dobbiamo ripartire da una "sana autocritica" della classe professionale di questa città : eticamente siamo un poco scaduti ... Gli architetti , fino ad oggi , si limitano a "pretendere" di vincere concorsi e a fare "belle tendine" tanto da essersi resi responsabili dell'invivibilità della città (sic) ... Forse , è l'ora di tornare tutti a scuola ! Visto che ci siamo dimenticati cosa significhi "urbanistica a servizio della città" .
Filippo Boretti Architetto
Coordinatore Commissione Cultura Ordine Architetti Prato
martedì 23 febbraio 2010
Cinesi a Prato: la vera sfida non è l'integrazione, ma la sopravvivenza del modello occidentale dello Stato di diritto... FORSE!!
Disegna un quadro, invero un quadro ben noto che vede le tinte fosche dell'immigrazione cinese regolare e clandestina, di un drago strisciante pronto a mangiarsi cultura, economia ed il modello intero di vita del cittadino italiano.
Ne deriva che l'unico modo per fare rispettare il "modello Italia" sarebbe quello di fare di tutto per reprimere il fenomeno cinesi e non il fenomeno Cina (che è altra cosa), potenziando a tal punto la repressione, e confidare - in estrema sintesi - che le migliai dei cinesi si impauriscano di simile forza (arrivano ben otto poliziotti a breve, magari superpoliziotti con equipaggiamenti speciali) e scappino via impauriti e tremanti.
Questa sarebbe il modello occidentale che apparterrebbe secondo Baroncelli alla nostra cultura occidentale ed al nostro stato di diritto! Beh, pur comprendendo le motivazioni e le ragioni che inducono ad essere duri contro chi delinque, altrettanto debbo dire che il nostro modello di diritto ci impone il tentativo di tendere la mano a chi vorrà tenderla a noi.
Questo è il mio modello, ben distante dal modello Padania, dunque.
Partire dal presupposto che perchè è cinese o perchè l'analisi storica di quel fenomenorechi a simili conclusioni, la mia cultura (quella occidentale, quella che ci anima e ci guida e che vorremmo fosse patrimonio di tutti) mi induce a fare quell'antipatico, odioso, antipopolare tentativo d'integrazione!
Diverso da venti anni fa: oggi sappiamo, non ci tappiamo gli occhi. Oggi ci muoviamo e siamo d'accordo reprimere l'illegalità, ma abbiamo anche gli occhi per vedere che il fenomeno cinese è ben più ampio di quello che si racconta come una favola e il buon politico ha il dovere di trovare delle soluzioni, di individuare compromessi (nel senso positivo del termine), di contemperare quegli equilibri su cui oggi si muove la città.
Imperativo: andare oltre la gestione dell'emergenza.
"Cinesi a Prato: la vera sfida non è l'integrazione, ma la sopravvivenza del modello occidentale dello Stato di diritto
Cinesi a Prato: la vera sfida non è l'integrazione, ma la sopravvivenza del modello occidentale dello Stato di diritto.
Leggendo alcuni resoconti sull'insediamento odierno a Prato, alla presenza del Ministro dell'Interno Maroni, del Tavolo Permanente sull'Immigrazione, si avverte il tentativo mai sopito di alcune parti di rilanciare attaverso l'integrazione la soluzione della aliena e dilagante presenza della comunità cinese sul territorio. Come se venti anni di insuccessi non avessero insegnato nulla!
L'immigrazione cinese a Prato è esclusivamente un'immigrazione economica che non ha come obiettivo l'integrazione, come la intendiamo noi, all'interno della nostra comunità di accoglienza per godere dei benefici e degli stili di vita che gli immigrati trovano nella nostra città e nel nostro paese. Ci si integra in una società quando si sceglie la società di destinazione, la si accetta, e ci si augura di farne parte in prima persona e con i propri figli, contribuendone al suo benessere. Ciò accade in Italia per molte etnie, ma non certo per i cinesi.
Non si può dolersi che la comunità cinese non abbia avuto finora la possibilità di entrare in comunicazione con la comunità pretese ed italiana a causa di nostri errori. Un immigrato cinese non si trasferisce in Italia perché ama l'Italia, ne apprezza la cultura, e desidera che i propri figli vivano secondo le nostre abitudini. Un immigrato cinese, in particolare originario della provincia dello Zhejiang, si sposta per realizzare un'opportunità di guadagno, per ottenere un successo economico, indipendentemente dal paese nel quale questo progetto lo possa portare, o al massimo per sfuggire alla pianificazione familiare imposta in patria ed assicurarsi una numerosa discendenza.
Un immigrato cinese mantiene ben stretta la propria cittadinanza, perché sa bene che la Repubblica Popolare Cinese vieta per legge la doppia cittadinanza, e se vi rinunciasse verrebbe immediatamente considerato un traditore. La rete dei rapporti di solidarietà e cooperazione tra cinesi è talmente ben oliata da rimanere volutamente impenetrabile. Infatti, tale rete ha bisogno, per la sua sopravvivenza, di restare esterna alla società di accoglienza, perché altrimenti ne sarebbe soppressa dalle sue regole. Tale rete crea luoghi di extra-territorialità nei paesi stranieri e pone una seria minaccia allo stato di diritto dei paesi occidentali, ed in particolare dell'Italia.
L'immigrazione cinese è una grossa sfida per lo Stato nazionale e per l'Europa. La presenza della comunità cinese porta lo Stato ad interrogarsi sul suo ruolo, e sulle ragioni della sua esitenza. Ciò che le nostre istituzioni possono fare non è forzare la via verso una integrazione che non è richiesta, e nemmeno voluta, dalla stragrande maggioranza dei cinesi presenti a Prato. Ciò che lo Stato può fare è esercitare i suoi poteri affinché i commerci cinesi rispettino le regole che la nostra comunità si è data e che tali commerci distribuiscano legalmente i benefici su tutte le comunità in gioco. Lo strapotere della produzione e della distribuzione dei prodotti cinesi, deve essere ricondotto ad un vantaggio reciproco. Lo Stato deve riuscire a ricondurre la presenza dei business cinesi secondo razionalità.
Bene ha fatto il nostro sindaco a coinvolgere il nostro governo, i diplomatici della Repubblica Popolare Cinese, ed anche l'Europa. E' un salto di qualità necessario per contrastare il fenomeno. Vi è un problema generale sul controllo dell'immigrazione economica cinese in Italia, in Europa, e in molte parti del mondo. Se la Cina comunista vuole essere un partner mondiale affidabile e cooperativo deve provvedere alla corretta gestione dei flussi migratori provenienti dal paese.
La sfida a mio avviso non riguarda l'integrazione dei migranti cinesi, ma la vera sfida è la sopravvivenza del nostro modello occidentale di diritto e di convivenza nei confronti della strisciante e sottile aggressione economica e culturale di un mondo diasporico e transnazionale proveniente dalla Cina continentale, ed in particolare dalla provincia dello Zhejiang.
Damiano Baroncelli
lunedì 22 febbraio 2010
Centro Storico: nuovo piano mobilità. La sinistra attacca
L'articolo in questione parte dal presupposto che oggi il Centro cittadino assomigli ad un giardino verde, senza auto, pieno di parchi e servizi per i cittadini.
Purtroppo la realtà è ben diversa: le auto già invadono il centro storico con un piano della mobilità (quello passato) evidentemente sbagliato. Non soprprende quindi che subentri un piano volto soprattutto a regolarizzare l'accesso, ad impedirne l'abuso , ridando alla comunità regole certe.
"Magari si potesse portare, sic et simpliciter, realtà vicine e lontano con un tocco di bacchetta magica, ridisegnando strade e piazze nella direzione indicata dagli amici rossoverdi".
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La riapertura del centro storico? La strada giusta per non risolvere i problemi!
Bellandi: “Questi novelli Colombo che pensano di aver scoperto l’uovo sono mai stati un po’ in giro per il mondo, magari non per ‘globalizzare’ le proprie attività?”
Prato, 20/02/10
“E’ mai possibile che questa amministrazione comunale scelga sempre la strada più banale per (non) risolvere i problemi?” E’ questa la domanda che si pone Renzo Bellandi di Sinistra Rossoverde. “Per ‘risolvere’ il problema dell’integrazione si chiama esercito e si fanno blitz, della serie meglio la linea dura che la cultura. Adesso, per il centro storico, non si trova di meglio che riaprire lo stesso alle auto?”
“Ma dove sta la fantasia di questi amministratori?” - si chiede ancora l’esponente della formazione politica pratese – “Si va a ricercare la soluzione più ovvia e deleteria. In tutta Italia per non dire in Europa i centri storici rimangono chiusi e si investe pesantemente sulla cultura e sulla qualificazione. A Prato evidentemente andiamo controcorrente, ritenendosi più intelligenti di altri – o più ‘pop’ - che vanno in direzioni opposte. Così, si incentiva la produzione di smog e di polveri inquinanti, si aumenta il rumore, si riducono piazze e strade a parcheggi.”
“Mi chiedo” prosegue Bellandi “se questi novelli Colombo che pensano di aver scoperto l’uovo siano mai stati un po’ in giro per il mondo, magari non per ‘globalizzare’ le proprie attività. Forse, se proprio non riescono a sforzarsi per produrre idee nuove, perlomeno che le copino da altri. In fondo in fondo non c’è niente di male!”
“Noi, da tempo, abbiamo cercato di proporre alcune idee per il centro. Una di queste è la costituzione di un ‘comitato’ che riprenda idealmente l’attività del Comitato Fiera, che nella metà degli anni Settanta seppe imprimere con forza la partecipazione dei pratesi alla vita cittadina, ma che operi per tutto l’anno.” Conclude Bellandi. “Certo meglio sarebbe che il rilancio del centro storico fosse al centro di una discussione pubblica – e soprattutto partecipata! - più ampia sul futuro della città, che ancora manca!”
Sinistra RossoVerde Prato
“Il modello del Social Housing per risolvere l’emergenza abitativa”
Querci (Udc): “Il modello del Social Housing per risolvere l’emergenza abitativa”
da notiziediprato Una terza via per risolvere il problema casa ed il ritorno ad una cassa di risparmio dei pratesi. È quanto auspica Francesco Querci, capogruppo dell’Udc in Provincia. “Il problema della casa - sostiene -non è più affrontabile a lungo termine secondo lo schema classico del mercato immobiliare per i percettori di stipendio, e dell’edilizia pubblica residenziale per le classi povere della società”. Per questo l’esponente centrista rilancia una proposta, già lanciata ai tempi della campagna elettorale per le amministrative 2009 “C’è bisogno di una terza via, che integri quella ordinaria del mercato e quella straordinaria dell’edilizia pubblica, e questa via si chiama Social Housing”. E specifica Querci “L’abitazione sociale ha come riferimento non le classi più povere, ma le nuove classi sociali intermedie, legate all’ingresso nel mondo del lavoro (studenti e ricercatori universitari, giovani single o coppie con lavori interinali ed in mobilità) e all’uscita dal mondo del lavoro (che non hanno potuto accumulare riserve per il bene casa), alla mobilità lavorativa (terziario avanzato e dei servizi) e alle necessità di assistenze socio-assistite, infine all’immigrazione”.
Due gli strumenti politici da attivare: “un Fondo di Investimento Etico per il recupero di immobili o per la loro costruzione, ed una Fondazione per il Social Housing capace di gestire l’investimento e l’abitare, da affiancare all’Edilizia Residenziale Pubblica”. Con una possibilità d’intervento immediata nella materia da parte della Provincia di Prato “tramite il Pin. e lo stesso Creaf - prosegue nella nota - potrebbe ben promuovere studi, ricerche e progetti pilota su di un moderno social housing in una delle realtà sociali più in fermento dell’Italia”. Querci lancia un’idea anche per promuovere lo sviluppo economico: “Bisogna stimolare, poi, tutte le forze imprenditoriali pratesi, e questo va nella direzione di reincardinare a Prato un istituto di risparmio e di credito dei cittadini”. Tutto questo in un’ottica di dialogo politico molto caro all’Udc “Se in Provincia e se a Prato vogliamo sviluppare un nuovo modello di politica sociale, frutto del dialogo tra maggioranza ed opposizione, credo che ci sia la ricchezza e la possibilità per mettersi ad un tavolo e individuare percorsi condivisi”. (c.a.p.)
Vorrei entrare nella questione sollevata dal Consigliere Biffoni, ripresa dall’Assessore Silli circa il problema sociale dell’integrazione, nonché dal Consigliere regionale Magnolfi.
L’”integrazione sociale” è entrata nell’era dello “sviluppo sostenibile” e questo “sviluppo” non può essere altro che “integrale”, non ci possono essere differenze di principio fra cittadini italiani e stranieri nel mondo globalizzato; ed è affrontabile su area vasta.
Resta supremo il valore della persona e questo non esclude affatto il rigore nel far rispettare regole e norme, ma ciò senza fratture nella società con nuove insopportabili regole.
Sempre di più la nostra società e, dunque, Prato dovrà imparare a convivere con situazioni di crisi che metteranno in discussione modelli di convivenza consolidati. Le risposte migliori arriveranno da sistemi aperti in cui i valori – non messi in discussione – saranno la solida base delle diversità culturali, etniche, religiose, generazionali.
Il problema della casa non è più affrontabile a lungo termine secondo lo schema classico del “mercato immobiliare” (privato), per i percettori di stipendio, e dell’“edilizia pubblica residenziale” (pubblico), per le classi povere della società (ISEE). Gli stipendi non sono più rapportabili ai valori degli immobili e le risorse delle Pubbliche Amministrazioni non sono più capaci di ristabilire un giusto equilibrio fra chi possiede e chi non può avere un bene primario quale quello dell'abitazione di proprietà.
C’è bisogno di una “terza via” che integri quella ordinaria del mercato e quella straordinaria dell’edilizia pubblica, e questa via si chiama “Social Housing”. L’“abitazione sociale” ha come riferimento non le classi più povere, ma le nuove classi sociali “inter-medie”, legate all’ingresso nel mondo del lavoro (studenti e ricercatori universitari, giovani single o coppie con lavori interinali ed in mobilità) e all’uscita dal mondo del lavoro (che non hanno potuto accumulare riserve per il bene casa), alla mobilità lavorativa (terziario avanzato e dei servizi) e alle necessità di assistenze socio-assistite, infine all’immigrazione.
Se in Provincia e se a Prato vogliamo sviluppare un nuovo modello di politica sociale, frutto del dialogo tra maggioranza ed opposizione, credo che ci sia la ricchezza e la possibilità per mettersi ad un tavolo e individuare percorsi condivisi.
Credo che la crisi ci spinga anche a questo, mentre dobbiamo dare nuove risposte, concrete e percorribili, come un Fondo di Investimento Etico per il recupero di immobili – o per la loro costruzione – ed una Fondazione per il Social Housing capace di gestire l’investimento e l’abitare, da affiancare all’Edilizia Residenziale Pubblica.
Stimolare, poi, tutte le forze imprenditoriali pratesi, va nella direzione di re-incardinare a Prato un Istituto di Risparmio e di Credito dei Cittadini.
La Provincia di Prato – tramite il P.I.N. e lo stesso CREAF – potrebbe ben promuovere studi, ricerche e “progetti pilota” su di un moderno social housing in una delle realtà sociali più in fermento dell’Italia; in cui la mobilità già presente e dove l’immigrazione, con problemi di affitto e di mutui non pagati, sono sempre in aumento, mentre le giovani generazioni – così come le vecchie – sono in cerca di sistemazioni non potendo accedere al mercato immobiliare, quanto all’edilizia pubblica popolare.
Per questo motivo non sono ammissibili politiche spot, lanciate in campagna elettorale, se non argomentate con una storia e con dei programmi seri.
In questo modo operiamo per l’interazione fra classi sociali diverse e l’integrazione fra cittadini italiani e stranieri, in altro modo ogni politica è votata al fallimento perché di piccolo respiro.
Francesco Querci
Segretario Comunale e Consigliere Provinciale Prato
Unione di Centro
giovedì 18 febbraio 2010
..notizie dal consiglio provinciale!!!
Carlandrea Adam Poli
martedì 16 febbraio 2010
Partecipazione. Le consulte? Strumenti nati vecchi!
Come si attua la partecipazione in una comunità?
Di seguito il comunicato di sinistra rosso verde, che evidentemente lamenta un difetto nel regolamento comunale che non prevede "ogni forma di partecipazione" dei cittadini.
COMUNICATO STAMPA
Partecipazione. Le consulte? Strumenti nati vecchi!
Bellandi: “Il centrodestra attiva le consulte, e in questo perlomeno si distingue dalla precedente amministrazione. Ma la partecipazione è tutt’altro!”
Renzo Bellandi, leader di Sinistra RossoVerde, interviene sull’istituzione delle consulte, promossa dalla giunta Cenni.
“Per il momento, la montagna ha partorito il topolino! L’amministrazione di centrodestra attiva alcune consulte, e pretende di farla passare come un grande passo avanti per la ‘partecipazione’. Peccato che non ci sia alcuna innovazione in merito agli strumenti, già previsti dal Regolamento del Comune di Prato. E’ anche vero che, perlomeno, si distinguono dalla precedente amministrazione, che si era ben guardata dall’attivarle! D’altra parte, la giunta Romagnoli non si è proprio distinta per l’ascolto dei cittadini!”
“Certo che mantenere inalterato il sistema di accesso alle consulte lascia inevitabilmente fuori tutti quei soggetti ‘non formali’ quali i comitati e i gruppi spontanei. Eppure, è da questi che è venuta la più forte spinta verso la creazione di canali di ‘cittadinanza attiva’ e il maggior fermento a Prato. Senza contare che rimane inspiegabilmente fuori la questione urbanistica!”
“Nel complesso” conclude Bellandi “manca a questa come alla scorsa amministrazione una complessiva progettualità su quelli che possono essere efficaci canali di partecipazione!”
Sinistra RossoVerde Prato
Faenzi o non Faenzi «Oggi, questo o quello uguali sono».
PratoBlog
Consiglio: Mercoledi 17/02/2010
sabato 13 febbraio 2010
Monica Faenzi a Prato
Alle ore 21.00 presso l'Hotel Palace si terrà un incontro riservato a dirigente ed eletti!!
martedì 9 febbraio 2010
"L'assessore Cenni e la giunta dicano chiaramente che progetti hanno per l'urbanistica pratese!"
"Saremmo curiosi di sapere a cosa stia lavorando la giunta in termini di pianificazione urbanistica, e di quale 'nuovo piano strutturale' vada cianciando l'assessore Cenni, visto che nella scorsa legislatura è passata solo la variante sulla declassata!" Così interviene Lanfranco Nosi, di Sinistra Rossoverde, a seguito delle dichiarazioni dell'assessore Gianni Cenni.
"Ad oggi, sembra di essere ancora in campagna elettorale, dove si infila tutto e il contrario di tutto. Bastioni, Macrolotto zero, ex Banci, etc, ma senza una visione unitaria. Prato ha invece necessità di un nuovo Piano Strutturale, costruito attraverso un vero percorso partecipativo - e non banalmente consultivo o manipolativo!"
"Eppure, l'Urban Center, che già precedentemente a poco è servito, è completamente defunto" continua Nosi "Di processi partecipativi nemmeno l'ombra, di progetti concreti - sul campo - di riqualificazione urbana non se ne parla nemmeno. Nel frattempo si (s)ragiona di fantasiosi interventi 'preventivi' per il centro storico e di poco altro. Sull'ex Banci, sembra di assistere alle ripicche tipiche dei bambini in età prescolare. Le periferie continuano nel loro sviluppo informe e il territorio si impoverisce ulteriormente."
"In questo contesto, riproponiamo con forza le nostre linee guida, 'silenziate' in campagna elettorale da una competizione artatamente bipolare" - chiude Nosi - "Urbanistica partecipata, stop al consumo di territorio, ri-creazione di nuovi spazi pubblici e di aggregazione, valorizzazione dei 'piccoli centri' della periferia cittadina, rivitalizzare il centro storico senza trasformarlo in un 'centro commerciale'. E per l'ex Banci, il recupero della bellissima struttura nel quadro della realizzazione di un Centro di Cultura Sinica, in stretta collaborazione con la comunità cinese."
Sinistra Rossoverde
lunedì 8 febbraio 2010
Carmignano-Impianti Sportivi. Richiesta chiarezza sulla gestione
Quante e quali sono le Società Sportive presenti sul territorio comunale, e quali di queste usufruiscono degli impianti sportivi comunali, quanti e quali sono gli impianti sportivi comunali gestiti direttamente dall’Amministrazione comunale, e quale quelli dati in gestione;
Perché nonostante il regolamento in vigore dal 2008 lo preveda, non sono mai stati fatti bandi di selezione per l’affidamento in gestione degli impianti comunale e quali sono i criteri che hanno mosso l’amministrazione comunale nell’affidamento in gestione di detti impianti a determinati soggetti invece che ad altri;
Degli eventuali impianti dati in gestione, che cosa stabiliscono e sanciscono le eventuali convenzioni stipulate con i gestori, oppure non esistono, e in tal caso come vengono regolati i rapporti fra l’ente ed il gestore; chiediamo copia delle eventuali convenzioni o scritture di cui sopra;
A quanto ammontano le spese devolute per la gestione in affido erogate ai soggetti gestori, come sono suddivise fra i vari impianti e soggetti gestori e che cosa comprendono e a quanto ammontano le spese annuali (dell’ultimo e penultimo anno rendicontato) di manutenzione ordinaria, di energia elettrica, di consumo idrico, di consumo energetico per riscaldamento (gas o metano o gasolio) e di eventuale utenza telefonica, suddivise per singolo impianto sportivo, sia in gestione sia non;
Quanti e quali contributi (extra-gestione) sono stati erogati alle singole società e soggetti sportivi per le loro attività negli ultimi due anni rendicontati;
Che cosa si prevede per le società attive e residenti sul territorio comunale che non usufruiscono di impianti sportivi comunali.
Mauro Mazzoni-Vito Tarantini
venerdì 5 febbraio 2010
Querci:Verso il nuovo piano provinciale dei rifiuti: Riciclo?
(strategia rifiuti Zero)
La Provincia di Prato nell'ambito delle proprie competenze si era dotata di un Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti, che disegnava le modalità di gestione dei rifiuti fino all'anno 2010 ed oggi deve dunque procedere (nel semestre successivo) alla verifica e e all'aggiornamento funzionale in base all'evoluzione delle tecnologie, all’andamento della produzione di rifiuto, alla disponibilità o meno di volumi di discarica.
La "Questione MONTALE " ha involontariamente riacceso il dibatto sulla politica dei rifiuti, proprio nel momento in cui in Provincia si deve ridisegnare il piano provinciale del nostro territorio. Ecco dunque il significato degli interventi dei fautori del termovalorizzatore, in difesa della loro utilità, convenienza e tempestività.
Già nella vicina MONTALE, tristemente famosa per un impianto che richiederebbe per il suo rinnovamento ben € 30.000.0000,00, potrebbe essere realizzato un impianto di riciclo, con molti imprese pronte a partecipare al progetto.
Ciò però necessita dell'impegno anche della nostra Provincia dal punto di vista di raccolta dei rifiuti; necessita, in pratica, di una rivisitazione della nostra politica dei rifiuti, con buona pace della società che ne gestisce oggi la raccolta e lo smaltimento.
La Provincia esca dal torpore della rassegnazione all'incenerimento e si attivi quantomeno per ridimensionare significativamente il ricorso all'incenerimento, liberando importanti risorse per altre forme di tecnologia ambientale per la gestione dei rifiuti e per il comparto energetico, che oltre al maggior valore tecnologico e ambientale, che oltre a produrre impresa sul territorio, meglio corrisponderebbe o a quel valore etico diffuso della salvaguardia del bene comune.
In tale direzione l'interpellanza presentata il 4 gennaio 2010 in Provincia diretta ad aprire il dibattito sul tema (che allego).
Francesco Querci Capogruppo Provinciale UDC
CENTRO PER IL RICICLO
la gestione dei rifiuti:
– che la Provincia mantiene una funzione di indirizzo delle politiche comunali in ambito della raccolta e
smaltimento dei rifiuti;
– che la Provincia è chiamata direttamente e/o indirettamente, attraverso l'attrazione di
finanziamenti da parte di enti terzi, a promuovere ed incentivare progetti che mirino alla risoluzione
del poblema “rifiuto”, salvaguardando la pubblica salute e la sostenibilità delle politiche sul territorio.
– che la Provincia è tenuta a promuovere anche quelle politiche idonee a generare impresa e lavoro sul proprio territorio.
• che è quanto mai attuale l'esigenza di trovare in tempi brevi soluzioni alternative alla discarica, ma anche a quelle legate ai termovalorizzatori, che hanno comportato sconsiderati ritardi e comunnque tempi e costi di realizzazione alti e lughi e comunque non ancora in atto;
• che la tecnologia oggi offre soluzioni alternative ed in ogni caso aggiuntive al semplice incerimento, consentendo anche un consistente riciclo dei rifiuti;
• che esistono allo studio di privati e di pubbliche amministrazioni, anche vicine, la possibilità di realizzare sul territorio della provincia o in luogo a questo attiguo un centro di riciclo;
• che tale centro, per costi e tempi, risulta un'importante risposta alle problematiche di smaltimento dei rifiuti, da realizzare anche con il coinvolgimento di investitori locali.
2. Se la Provincia di Prato intenda sostenere iniziative che puntino alla realizzazione di un Centro di Riciclo a Prato o nelle sue vicinanze;
3. Se la Provincia di Prato intenda adottare tutte quelle iniziative, anche organizzative, per dare impulso alle politiche del riciclo, ponendo particolare attenzione ad avviare una proficua collaborazione con le amministrazioni comunali, diretta anche al potenziamento della raccolta differenziata ed a garantire il conferimento di rifiuti in funzione del progetto di un Centro di Riciclo.
Francesco Querci
Prato 4 Gennaio 2010
giovedì 4 febbraio 2010
Parco della Piana: un'opportunità?
E’ davvero essenziale progettare con serietà e competenza la fisionomia di un territorio vasto che, da un lato, deve esaltare le caratteristiche “preziose” costituite dalle componenti paesaggistiche ed artistiche, dall’altro non deve comprimere lo sviluppo produttivo.
La sfida è quella di trovare una sintesi virtuosa tra le esigenze di tutela, a cui Poggio deve necessariamente mirare, e la necessità di non tarpare le ali a idee importanti per l’economia. Il pensiero è rivolto, in primo luogo, al progetto della “Cittadella Viola”, che noi riteniamo utile per tutto il comprensorio. Quindi, da un lato va accantonato ogni estremismo talebaneggiante di certi ambientalisti, dall’altra bisogna non essere asserviti a logiche mercantili di corto respiro.
Occorre, davvero, coltivare quella che il Master Plan definisce “visione colta ed avveduta della città e delle sue relazioni intermetropolitane”.
Ci interessa la possibilità di formare consorzi tra Comuni, a patto che questi non servano unicamente a creare nuove “poltrone” per le solite satrapie della sinistra.
Ci interessa che vengano creati organismi utili e funzionanti nell’interesse di un progetto ambizioso e difficile.
Noi crediamo che il Master Plan, specialmente nella sua chiara visione delle interconnessioni con le produzioni agricole di qualità e con le ricchezze monumentali del territorio, nella previsione di recupero e rilancio delle Cascine di Tavola e di Focognano, segni una via che deve portare ad un riassetto del governo del territorio tale da risolvere delle contraddizioni che frenano ogni potenziamento.
E, a proposito di contraddizioni, nutriamo la speranza che la politica nuova nata dal Master Plan possa risolverne alcune che sono vera piaga per tutta l’area.
Come è possibile ipotizzare una tutela paesaggistica efficace se si continua a tollerare che a fare da dirimpettaio a Villa Ambra vi sia quel mostro di lamiera della Stazione Enel? Come sopportare che le colline da Poggio alle Signe e Montelupo, nella loro spettacolare fuga, siano deturpate dai tralicci dell’alta tensione?
Anche di queste cose si dovrà parlare, senza tanti minuetti e senza complessi di inferiorità o asservimenti.
Noi, come partito locale, siamo disposti ad un dialogo a tutto campo, per non perdere un’occasione unica.
Cristiano Ciani
mercoledì 3 febbraio 2010
Inceneritore di Montale...inutili allarmismi??!!!!
martedì 2 febbraio 2010
Una stagione meravigliosa (di Lisa Taiti)
Una stagione meravigliosa
- Ma te guarda quegl’incoscienti sul tetto di quella casina laggiù, a un metro dal burrone, ma che sarà questa cosa di voler fare i fuori pista…
- Secondo me non è pericoloso, fa solo effetto a vedersi, il burrone non è così vicino.
Mia madre aguzza la vista, a differenza del babbo non ha bisogno di occhiali nemmeno per leggere. Il babbo, intanto, rincara la dose.
- Ma quanto saranno imbecilli?! Ma quanti sono, tutti lì a prendere il sole!
Mia madre, con voce ferma e garbata:
- Marcello, meglio se stai zitto.
- Ma li vedi, se dopo sbagliano strada, a uscire da lì, quelli si fanno ma parecchio male!
- Marcello chetati.
- Ma che hai da ridire..
Mentre lo dice è abbastanza vicino da distinguere bene le sagome delle sue due figlie, con lo zio della moglie, ultrasessantenne, cugini vari e biscugini con fidanzate e senza, tutti tra i quattordici e, appunto, gli “ultrassessanta”.
Mio padre decide, saggiamente, di seguire il consiglio della mamma e tace. Se non accompagnava la mamma alla lezione di sci, alla stessa ora sarebbe stato in quel luogo, con quel gruppo lì e sicuramente avrebbe fatto l’incosciente anche lui.
La cosa mi sarà riferita dalla mamma, più tardi, se n’è accorta perfino lei che non correvamo alcun rischio, il babbo persiste nel suo silenzio stampa.
E’ il 1988 grosso modo, è Madonna di Campiglio, è forse la stagione più spensierata che abbiamo vissuto tutti quanti.
Ecco la settimana bianca di Pasqua, si partiva tutti insieme, tre o quattro famiglie, tre generazioni, tutti parenti (ogni tanto si affacciava qualche amico, ma in genere eravamo solo noi, che già eravamo tanti).
La generazione vecchia era costituita dagli zii più giovani della mamma, con le loro famiglie e le famiglie dei loro figli, cioè i miei biscugini, poi noialtri, io la mamma, il babbo, mia sorella. Le mie nonne all’epoca già ronzavano gli ottanta e, Versilia a parte, non si spostavano praticamente mai, faceva eccezione la zia della mamma, sorella zitella della nonna che viveva col fratellino e la famiglia di lui. Per la pace familiare, lo zio della mamma portava anche lei, una duchessa mancata, non fosse stato per il dettaglio che anche lei veniva dalla dura terra ma era stata la prima a dimenticarselo.
Quindi uno stuolo di adolescenti, poi ragazzi appena sopra i venti, i genitori ultraquarantenni e i loro zii sopra i sessanta, tutti quanti si partiva tutti gli anni per Pasqua e si andava a sciare.
Si andava per Pasqua perché c’erano le vacanze, perché la scuola non si poteva saltare, così come non si saltava la confessione del sabato santo e la Messa della domenica. Ci si portava dietro anche le uova da far benedire.
Intanto però si sciava, dalle nove di mattina fino a chiusura impianti, ogni giorno per tutta la settimana, prevalentemente ci si riversava sulle piste tutti insieme, formando un’armata brancaleone che copriva tutti gli stili di sciata possibile, da quelle artigianali della vecchia generazione autodidatta, a quelle più evolute di noi ragazzi, che avevamo preso lezione da piccini.
Ogni tanto il gruppo si sfaldava, i genitori si fidavano addirittura a mandarci da soli sulle piste nere, eravamo noi quelli che avevamo qualcosa da insegnare in materia e questo ci veniva tacitamente riconosciuto dalle stesse persone che avevano incoraggiato qualsiasi sport ci saltasse in mente di fare. Penso che ne fossimo orgogliosi, e un pochino anche loro lo erano (senza mai dirlo, guai), erano tra le piccole cose che avevamo imparato a fare grazie al loro lavoro, al loro progredire incessante in quegli anni, le piccole cose che sapevamo fare meglio di loro.
Tra i ragazzi più giovani, cinque o sei eravamo, nessuno di noi non aveva fatto la sua vacanza studio, scaraventato da qualche parte in Inghilterra nell’estate, mentre le nonne sgranavano rosari, che chissà dov’eravamo e che tempo faceva e che si mangiava. E se ci avessero visti ora, lassù in cima.
Stazionavamo in alberghi di lusso. Eravamo benestanti e lo sapevamo, o meglio, noi più piccoli forse ce ne rendemmo conto solo allora, contando le stelle accanto al nome dell’albergo, i nostri genitori stavano godendosi il loro boom economico, ma alla loro maniera, senza rinunciare alle loro regole, senza mai staccarsi troppo dai parenti-serpenti, croce e delizia di anni felici.
In effetti la nostra vita a casa era molto normale, le nostre case erano grandi, belle, ma nessuna di esse era stata tenuta a battesimo da un architetto, men che meno di grido, la parola “colf” ci era abbastanza sconosciuta, anche se qualcuno di noi vedeva ogni giorno, “la signora che aiuta la mamma” o “donna di servizio” (termini sempre sostituiti dal nome di battesimo, ci parevano quasi strani) che, quando non era una parente lontana, era una che ti aveva visto nascere.
Per la verità, per essere provinciali non davamo nemmeno tanto nell’occhio, si conservava tra noi una strana sobrietà nelle condotte, un’educazione che veniva da lontano, da tempi preistorici, quando era meglio dire una parola di meno che una di troppo, quando in chiesa si faceva silenzio e così via. Non che non si facesse chiasso, eravamo tanti e ci si chiamava, ci si radunava prima delle discese e ci si aspettava, però tutto sommato riuscivamo a tenere una certa discrezione.
Alla fine ci si sopportava anche piuttosto bene per essere così tanti, era il nostro modello di vacanza-per-tutti, modello non esportabile e non copiabile se non da personaggi come lo eravamo noi, imparentati nel sangue, diversissimi nelle anime, legati da un filo invisibile. Non era detto che il clan, infatti, andasse d’amore e d’accordo ogni ora del giorno (da bravi toscani, eravamo e siamo tutti abbastanza ruvidi), che non ci fossero discussioni tra parenti, idee divergenti, piccoli segreti di famiglia, cose che non ci si poteva spingere a dire perché-non-stava-bene, non c’era buonismo, né ipocrisia, alla fine penso che fosse una sana via di mezzo tra il senso pratico e la buona educazione.
Si migrava tutti insieme un paio di volte l’anno dal paesello, dove costutuivamo nuclei familiari distinti e relativamente riservati (quanto poteva permetterlo una rete di parenti così numerosa), alla montagna a primavera, poi d’estate tutti in Versilia, e lì si occupava quasi un intero stabilimento balneare, tra i parenti della mamma e quelli del babbo, cioè di nuovo suo zio e le sue cugine. Ogni famiglia si era acquistata oppure affittava la sua casa al mare. In un chilometro quadrato c’era un bel pezzo del paese. Un modello davvero arduo da esportare, quasi mi riesce difficile descriverlo, pare assurdo perfino a me, perché mentre lo descrivo mi sembra opprimente, mentre all’epoca era solo scontato.
Un periodo meraviglioso. Le stagioni si inseguono e tutto deve per forza cambiare, alcuni di noi crescono, altri invecchiano, altri ancora se ne vanno, e arrivano gli ultimi nati, ora quel gruppo, se si riunisse, sarebbe sterminato. Le persone si allontanano col tempo, come ci siamo un po’ allontanati noi, pur essendo quasi tutti ancora lì, capita che si soffra, è capitato e capiterà ancora.
Ecco cosa c’era di meraviglioso, sembrava tutto in movimento e tutto fermo allo stesso tempo, di fermo c’era la nostra certezza che tutto andava bene e tutto sarebbe sempre andato bene.
Ce la trasmetteva questa certezza, a noi piccoli l’età, quell’età che ti fa sentire immortale, ai nostri babbi l’aver costruito, anche da soli, anche con fatica, quel benessere, quel lusso, e la tranquillità nel vederlo ancora lì, alla loro portata, alla generazione prima la lontananza dalla guerra, dalle difficoltà, la lontananza da quei tanti lutti da tempo alle spalle, e la soddisfazione di esserne usciti vincitori, pieni di regali da dare ai figli e ai nipoti e a quelli dopo ancora, pareva che il ciclo non sarebbe mai finito.
Una magnifica illusione. Ma nella vita, quando va tutto bene, non ci si pensa mai che possa cambiare in peggio. E ci mancherebbe. Casomai il contrario, quando tutto va male, si vive e si spera ancora nel meglio e se non fosse così il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo.
In questo mio racconto c’è una punta di malinconia e una di orgoglio. Un po’ perché quel tempo è passato, un po’ perché so che noi eravamo speciali, con tutte le nostre strambe usanze, le nostre armate brancaleone, le nostre sortite da provinciali in giro per il mondo. Anzi, non devo dire noi, devo dire loro, quel paio di generazioni lì che ci portavano e ci mandavano in giro, loro erano speciali, nel bene e nel male, speciali come lo fu quel periodo per tutti.
Lisa Taiti, Prato (assessore comune Montale)
UDC-Querci: Replica a Tosoni (Lega Nord)
UDC PRATO
“Il doppio attacco, riportato questa mattina da alcuni quotidiani locali, della Lega nei confronti della Chiesa Cattolica di Prato e dell'Unione di Centro impone un chiarimento all'interno della stessa coalizione comunale a sostegno del Sindaco Roberto Cenni.
L'arroganza politica espressa dalla Lega, in questo frangente, è ben più di un'intemperanza pre-elettorale; essa, evidentemente, ritiene se stessa l'unica depositaria della politica del rigore, negando l'azione politica messa in atto dalla Giunta Cenni, ben più ampia del semplice contrasto alla criminalità (sic.).
Non è un caso che i segnali mandati dal Sindaco di Prato, negli ultimi tempi, alla società civile, alle stesse opposizioni e, indirettamente, al mondo ecclesiale sono in vista di un ampio coinvolgimento della Città per rispondere alla crisi socio-economica "solidalmente".
In politica, questo significa privilegiare le istituzioni del dialogo, ovvero quelle realtà che, da sempre impegnate indistintamente e indifferente nei confronti di tutti (soprattutto dei poveri e dei bisognosi, delle famiglie come delle singole persone), oggi, più che mai, si stanno adoperando senza misura (senza se e senza ma) e stanno mettendo a disposizione di tutti risorse proprie, economiche e umane; dunque, in primis, la Chiesa Cattolica, la quale agisce tramite la Caritas Italiana (Onlus) e il ricco e variegato associazionismo cattolico (San Vincenzo De Paoli, Misericordie, UNITALSI etc.).
Questo "settore" della società italiana – non solo un’Istituzione –, e in particolare pratese, ricco di virtù religiose e di valori quali la solidarietà e l'accoglienza, permette all’odierna Giunta Cenni - dunque agli stessi spavaldi signori della Lega - una politica del rigore senza derogare dalla giustizia sociale e dal rispetto della dignità umana tout court; o se si preferisce, di non derogare da un serio programma politico volto non al semplice contrasto alla delinquenza (da notare che i maggiori frequentatori delle patrie galere sono ancora gli italiani, poi in secondo luogo i rumeni, poi gli albanesi, infine gli africani fra cui sempre fra i primi si trovano non i sub-sahariani, ma i marocchini; mentre, alla Dogaia di Prato, abbiamo un nutrito numero di cinesi) ma a ristabilire giustizia sociale, dove mancante, e dignità della persona umana.
Il "rigorismo" della Lega, abbandonato a se stesso, non opera per il Bene Comune; è come credere che il semplice contrasto alla criminalità risolva i problemi d'Italia, della Toscana e di Prato (sic). Nessuno con un minimo di conoscenza della storia, dei fatti e dei problemi italiani e pratesi può dar credito ad una visione politica così ristretta e spesso - come dimostra il doppio attacco odierno – volgare.
A Prato , di fatto, le fasce povere della città, siano esse cittadini italiani che stranieri, intra ed extra Unione Europea, si rivolgono ampiamente alla Caritas Italiana della Diocesi di Prato, non ad un Partito, tanto meno alla Lega, così come ai numerosi centri di ascolto parrocchiali e alla stessa opera vincenziana (Società e Conferenze San Vincenzo de Paoli), i quali nel silenzio dei più collaborano ampiamente con gli assistenti sociali – e ad ogni altra istituzione, quali gli stessi Assessorati alla politiche sociali o alla Croce Rossa Italiana - rendendo di fatto un servizio sussidiario, essenziale e incontrovertibile, a tutta la cittadinanza evitando contrasti altrimenti pericolosi per la società civile pratese.
Con tutta franchezza, la Lega sta esacerbando un doloroso e annoso problema di convivenza in una situazione di crisi socio-economica tutto volto al proprio interesse pre-elettorale, non volto al Bene Comune.
Infine, l'azione politica silenziosa, costante e operosa messa in atto dall'Unione di Centro, in appoggio alla Giunta Cenni, mostra come il piccolo partito laico, con ben sedimentati valori e riferimenti cristiani, non abbia sgomitato all'interno del Consiglio Comunale, ma si sia reso garante di una funzione fondamentale – in una moderna democrazia – di dialogo sia fra i medesimi alleati che con le opposizioni, avendo un’unica discriminante, di nuovo, il Bene Comune: funzione – la nostra – ben più essenziale, di vero servizio alla politica, alla società, alla buona amministrazione della cosa pubblica, in vista del futuro e non dell’immediato tornaconto elettorale.
I problemi di Prato - dell'Italia e della nostra regione - sono così ampi e complessi che le posizioni della Lega mostrano tutta lo loro limitatezza, ed esigua lungimiranza politica, mentre le politiche sociali ed economiche rettamente intese, quindi rivolte al Bene Comune, impongono ben più del rigore estremo e immediato, quanto la capacità di mantenere una società civile accogliente, forte nel contrasto alla criminalità, ma coesa.
Una forza politica come l’Unione di Centro, oggi, mostra tutta la sua valenza a servizio della politica e della società; fa politica seria e di “rigore”, non mancando però alla salvaguardia del Bene Comune; mentre la Lega deve spiegare quali sono le sue risorse e le sue politiche a riguardo”.
Francesco Querci
Segretario Comunale UDC Prato
lunedì 1 febbraio 2010
Il PD e la pianificazione urbanistica, diossina e centro storico, da Sinistra
Il PD e la pianificazione urbanistica? Ne vediamo bene i segni! Nosi: “Il forum organizzato dall’ex assessore Ciuoffo arriva veramente in ritardo: il PD avrebbe fatto bene a pensarci prima, alla partecipazione dei cittadin!”
“Leggiamo oggi le dichiarazioni dell’ex assessore all’Urbanistica Stefano Ciuoffo, per il quale nutriamo comunque una forte stima personale, con un certo stupore. Chi avrebbe dovuto, infatti, promuovere quella partecipazione che evidentemente è mancata sulla pianificazione della città, durante l’amministrazione Romagnoli?” Interviene così Lanfranco Nosi, di Sinistra RossoVerde e nel recente passato impegnato con i comitati cittadini proprio sui temi urbanistici, a fronte dell’intervista riportata sul Tirreno di oggi.
“Ricordiamo le testuali parole di Ciuoffo: ‘recuperare quel confronto che forse non abbiamo voluto a sufficienza con comitati e associazioni’. Beh, le richieste di confronto serio non sono mai mancate, da piazza Mercatale in poi, ma vien da chiedersi chi nel PD, a questo punto, non abbia voluto svolgerlo. Vogliamo anche ricordare il Town Meeting, e le polemiche che ne accompagnarono lo svolgimento? A quei tempi, l’ex assessore era di parere ben diverso sulla ‘partecipazione’. Ma sappiamo benissimo che la volontà era quella di accelerare i tempi su tutto, addirittura di arrivare all’approvazione del nuovo Piano Strutturale” chiosa Nosi.
“Poi, nei fatti, forse si è deciso di utilizzare le polemiche create sul Piano Strutturale per ‘coprire’ la vera mossa che premeva alla precedente amministrazione: la Variante sulla Declassata che oggi, secondo l’assessore, risulta ‘non pervenuta’, ma che è stata approvata in tempi record nella chiusura di legislatura – deliberazione del Consiglio Comunale n°34 del 07/04/09. Che non riguardava solo il Polo Espositivo, o Pratilia.” - Continua Nosi - “Così oggi ci ritroviamo a dover discutere della colata di cemento sul Soccorso, plaudita anche dal centrodestra, e l’innalzamento della torre di Esselunga!”
“Certo, sul tema dell’urbanistica la nuova maggioranza è particolarmente assente. Se si dovessero prendere per buone le stravaganti idee contenute nel mai smentito programma del PDL pratese, presentato in pompa magna nell’ottobre del 2008, nell’ex Banci ci ritroveremmo con una ‘new town’, con un aumento del residenziale nel Macrolotto Zero e l’eliminazione dei vincoli in altezza, ed amenità varie” ironizza Nosi “senza per questo avere una benché minima idea sui percorsi per coinvolgere la cittadinanza nella pianificazione del futuro della città. Se questo è quanto ci dobbiamo aspettare, meglio non facciano niente!”
Diossina nel latte materno
“I risultati delle analisi sul latte materno effettuate dai Comitati contro l’inceneritore di Montale, ai quali va tutto il nostro sostegno, devono essere presi sul serio, e a poco servono le ‘rassicurazioni’ della ASL pistoiese, che peraltro non fa che confermare la pericolosità degli impianti di incenerimento.” Queste le prime dichiarazioni di Lanfranco Nosi, di Sinistra RossoVerde, ex candidato alla Presidenza della Provincia “Dato che la ‘zona di ricaduta grava pesantemente anche sul comune di Montemurlo, sarebbe opportuno che le autorità pratesi si muovessero rapidamente per garantire la tutela della salute degli abitanti della zona, chiedendo la chiusura dell’impianto. E’ bene infatti ricordare che le diossine sono considerate a tutti gli effetti cancerogene, e il meccanismo più diffuso per l’esposizione alla diossina è proprio il bioaccumulo attraverso la catena alimentare!” (omissis)
“In questa prospettiva” continua Nosi “ribadiamo una richiesta che avevamo già avanzato in campagna elettorale: una mappatura degli inquinanti specifici su tutto il territorio provinciale, connesso ad una seria indagine epidemiologica, che veda partner attivi i comitati della Piana nel controllo e nella verifica dei dati, al fine di operare seriamente sulle cause.”
Le sanzioni non bastano: per rivitalizzare il centro storico, i fondi sfitti siano assegnati in comodato d’uso ad artigiani, artisti ed associazioni!
Bellandi: “Le ordinanze contro il ‘degrado’? Non servono a niente, se non si ripopola di attività il centro storico!”
“Le ordinanze del sindaco sulla ‘pulizia’ dei fondi commerciali sfitti di questi giorni potranno anche convincere qualche proprietario a spendere venti euro al mese per pulire le vetrine, ma saranno ben poco utili contro il depauperamento del centro storico, che continua nonostante i grandi proclami e le cocomerate della giunta!.” Così Renzo Bellandi, ex candidato a sindaco e leader di Sinistra RossoVerde, “La vita nel centro storico non si riporta con iniziative spot, con regolamenti xenofobi o con multe di vario genere, men che meno con la riapertura al traffico, ma con una serie di politiche in grado di riportare attività e residenza dentro le mura.”
“Ben prima delle ‘Idee in vetrina’, per la verità alquanto tristi e decontestualizzate, avevamo già proposto la creazione di una ‘via dell’artigianato’ in pieno centro” – ricorda Bellandi – “Oggi, non solo quella idea è ancora validissima e di attualità, ma è necessario estenderla! L’amministrazione dovrebbe farsi promotrice di un sistema di comodato d’uso per i fondi commerciali sfitti, di durata variabile, che consenta ad artigiani, piccole attività commerciali legate al territorio, artisti ed associazioni – queste ultime spesso in difficoltà nel sostenere i costi di un affitto – di abbattere dei costi inutilmente gravanti sulle attività, ovviamente a fronte di impegni precisi su standard di manutenzione ben definiti.”
“E’ altrettanto ovvio” – continua Bellandi – “che tale sistema può essere sostenuto solo da una serie di incentivi e penalizzazioni anche, forse soprattutto, nei confronti dei proprietari dei fondi, che dovrebbero percepire velocemente la convenienza ad aderire alle condizioni del comodato.”
In chiusura, Bellandi ricorda anche l’importanza delle periferie e dei ‘piccoli centri’: “La nostra proposta non è valida solo per il centro storico, ma potrebbe essere tranquillamente estesa anche in altre zone della città, nei ‘molti cuori’ di Prato, sempre più ridotte a dormitori dalla sparizione delle attività commerciali di vicinato, devastate da centri commerciali e ipermercati, e tagliate fuori dalle ‘politiche culturali’ di questa come delle passate amministrazioni.”
Sinistra RossoVerde Prato