giovedì 25 febbraio 2010

valore della città storica e i luoghi della trasformazione

In risposta alla lettera dell'Architetto Luigi Zola uscita su Il Tirreno di oggi (pag. 8)

Caro Luigi ,
ho apprezzato molto il tuo contributo al dibattito cittadino apparso oggi , (Il Tirreno 25.02.2010) , sul valore della città storica e sui luoghi della trasformazione . Riflessione , la tua , che passa attraverso l'istituto del "concorso" sia esso di "idee" che di "progettazione" , sempre e comunque finalizzato alla città "costruita" .
Certo , concorsi di tal genere devono essere banditi con maggior frequenza , ma su presupposti della trasparenza , della partecipazione e dell'indipendenza della giuria . E come ben suggerisci per ottenere tutto ciò non si può né improvvisare un concorso , né tanto meno limitarlo al comprensorio italiano , peggio se fosse quello esausto di una regione o di una provincia italiota (sic.).
Un Master Plan, allora, potrebbe essere il giusto compromesso fra impegno dell'Amministrazione e successivo Concorso di idee e di progettazione con giuria internazionale ; questo binomio potrebbe garantire l'impegno amministrativo (stanziare risorse , nel mentre si concorda con la Provincia e con la Regione budget e finanziamenti ad hoc) e livello assolutamente alto delle idee e dei progetti richiesti a fine processo .
Per fare ciò , però , non si possono riesumare vecchi percorsi attualizzati dall'Università di Firenze , quasi un decennio fa . Il WorkShop di cui parli rappresenta un buon esercizio , ma non una base di lavoro professionalmente e proceduralmente corretta per le esigenze che la Città si trova ad affrontare nel 2010 .
L'Urbanistica Futura della città di Prato ha necessità di riportare la "cultura" prima di tutto fra la classe dirigente ; dunque , seguendo la tua logica , prima di tutto , fra noi architetti (ingegneri , geometri etc.) .
Mi trovi , perciò , pienamente d'accordo : c'è bisogno di svecchiare il mestiere per tornare ad essere utili alla Città , allontanarsi dalle logiche speculative .
L'architettura può tornare ad essere un faro , ma deve tornare ad essere "etica" . Abbiamo dato prove di ben poca qualità nel saper trasformare il territorio (!) in quest'ultimo decennio . Responsabilità delle Amministrazioni che ci hanno preceduto ? Certamente , ma consenzienti i professionisti . La logica era la solita : il mattone , non la sostenibilità .
Dunque, concludendo , vogliamo affrontare l'Urbanistica del Futuro di Prato ? Ben vengano i Concorsi preceduti da Master Plan , ma prima o contemporaneamente dobbiamo rifondare la cultura dell'Architetto e dell'Architettura a Prato senza sconti per nessuno . Qualcuno sa rinunciare ad un incarico ?
Il presupposto per tornare a parlare di necessità dell' "architetto" , per la Comunità , è la "sotenibilità integrale" , economico-finanziaria , sociale , ambientale ed energetica dell'architettura . Questo significa tornare ad essere architetti sani e fare architettura per il futuro sapendo governare la complessità .
Caro Luigi , dobbiamo ripartire da una "sana autocritica" della classe professionale di questa città : eticamente siamo un poco scaduti ... Gli architetti , fino ad oggi , si limitano a "pretendere" di vincere concorsi e a fare "belle tendine" tanto da essersi resi responsabili dell'invivibilità della città (sic) ... Forse , è l'ora di tornare tutti a scuola ! Visto che ci siamo dimenticati cosa significhi "urbanistica a servizio della città" .

Filippo Boretti Architetto
Coordinatore Commissione Cultura Ordine Architetti Prato

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